LESLIE FEINBERG IN ITALIA
I COMMENTI DELLE PERSONE CHE HANNO PARTECIPATO ALLE CONFERENZE DI LESLIE FEINBERG A MILANO E FIRENZE
06/03/2004

"Mentre parlava,la osservavo e mi dicevo che non ero altro che un'estranea agli occhi di questa donna.Mi guarda ma non mi vede.Alla fine ha detto che detesta questa società per ciò che ha fatto alle "donne come me",che si odiano talmente da essere spinte ad apparire e comportarsi come uomini.Ho sentito il sangue affluirmi al volto,poi ho cominciato a dirle che le donne come me esistevano dall'alba dei tempi,da prima che ci fosse l'oppressione,e che allora quelle società le rispettavano."
"Pensavamo di aver vinto la guerra di liberazione quando adottammo la parola gay.E di colpo spuntarono come funghi professori,dottori e avvocati a dettarci le regole per incontrarci e parlare.
Ci hanno mandate via,ci hanno fatto vergognare del nostro aspetto.Hanno detto che eravamo porci maschi sciovinisti,che eravamo il nemico.Ma erano cuori di donne quelli che hanno spezzato.Non è stato difficile mandarci via,ce ne siamo andate in silenzio."

da "Stone Butch Blues",di Leslie Feinberg
La presenza in Italia di attivisti del calibro di Leslie Feinberg e Minnie Bruce Pratt può essere considerata come un'importante tappa nella storia del movimento glt italiano.Sono fermamente convinta che la forza rivoluzionaria delle loro parole lascerà il segno nella nostra memoria storica di comunità.La tournèe di Feinberg si è da poco conclusa,ritengo sia arrivato il momento di riflettere a freddo sulla portata e sui contenuti del suo messaggio.
"Stone Butch Blues" è un libro in grado di aprire le menti ed arrivare ai cuori delle persone,anche delle persone più semplici.
Lo stesso vale per il suo/a/* autore/autrice/*.Avendo avuto la possibilità di ascoltare Feinberg dal vivo,mi sono resa conto che chiunque avrebbe potuto comprendere quanto lui/lei/* aveva da dirci.
Tante sarebbero le affermazioni degne di nota,ma ritengo che la più importante sia quella rivolta alla comunità glt e a chiunque si riconosca in una mentalità di sinistra nel senso più esteso:smettiamo di farci la guerra,di fare distinguo,di mettere paletti,i nostri nemici sono altri,il nemico è altrove.Un nemico che domina e si impone proprio secondo la logica del "divide et impera".
"Stone Butch Blues" è dedicato alla memoria della guerriera trans Silvia Rivera e allo spirito di Stonewall.
Silvia Rivera,spentasi ormai più di due anni fa,il 19 febbraio del 2002,era qui in Italia in occasione del World Gay Pride 2000.
Silvia Rivera è la trans che ha fama di aver dato inizio alla rivolta di Stonewall.
Il Gay Pride altro non è che la commemorazione di quanto accadde in quel non troppo lontano 27 giugno 1969.
Chi ha fatto Stonewall?A fare Stonewall è stato chi non aveva più nulla da perdere.
Silvia Rivera ha dedicato la sua vita all'attivismo in favore di gay,lesbiche,transessuali e transgender.
Ma per gran parte della sua vita è stata esclusa dal movimento glbt americano,in quanto transessuale.
All'inizio degli anni '70 la "Gay Activists Alliance"eliminò il transgender dalle proprie priorità.
"La scintilla della rivoluzione l'abbiamo iniziata noi checche,travestiti e puttane.Dove stavate voi,che eravate nascosti allora,e venite a raccogliere gli allori adesso,di una rivolta della quale non avete alcun merito?".Questa l'accusa piena di amarezza che Sylvia rivolgeva ad un movimento gay dalla memoria corta.
Solo nel 1994,25 anni dopo,il movimento gay,ormai diventato gay,lesbico e transgender ne ricordò i meriti e la volle al posto d'onore per la marcia per il venticinquesimo anniversario dello Stonewall.
Il perbenismo si è insinuato nel movimento glt ad un certo punto della sua storia;di lì non c'è più stato spazio per chiunque si discostasse da un modello binario,per chiunque mettesse in gioco anche l'identità di genere oltre al proprio orientamento sessuale.I guerrieri e le guerriere di Stonewall sono stati dimenticati."Stone butch blues"gli restituisce memoria e dignità.
Monica Romano (MtF Milano - responsabile Crisalide AzioneTrans Milano)


"Ogni attimo della mia vita lo vivrò con un'intensità unica,non sono più solo ed è così grande l'entusiasmo,la voglia di lottare,la coerenza,la consapevolezza che,dovessi morire,saprei di essere,in realtà,più vivo che mai,finalmente!" Questo è ciò che mi è passato per la mente la mattina dopo l'uscita con Leslie Feinberg,Minnie Bruce ed i ragazzi/e del gruppo di Milano. L'incontro con Leslie e Minnie Bruce ha coronato un periodo straordinario della mia vita,la" ciliegina sulla torta" che,già dall'incontro con il ragazzi e le ragazze di Crisalide Milano,è stata una vita "stravolta". Feinberg e compagna hanno universalizzato e politicizzato le mie convinzioni.La mia voglia di lottare per qualcosa ha ampliato i fronti.Mi sono sentito e mi sento in forte debito verso PERSONE come loro;hanno posato delicatamente,come su di un vassoio,di fronte a tutti noi,i loro anni di sofferenza e di lotta,i loro percorsi all'interno di realtà emarginate e discriminate,dicendoci con eleganza,quasi sottovoce ma con una forza inestinguibile e determinata : ecco,si fa così...così si lotta,così ci si fa capire anche da chi non sembrerebbe volere capire,così con semplicità perchè ci vuole soprattutto AMORE,volontà di aiutare  e di essere aiutati,la chiamerei "determinazione empatica ".
Massimo (FtM - Milano)


Quando devo incontrare qualcuno che parla una lingua diversa dalla mia mi sento sempre scosso, i problemi di comunicazione sono la cosa che più mi imbarazza. Eppure di fronte a Leslie Feinberg queste difficoltà scompaiono, dev'essere una sorta di magia del suo spirito tanto intenso.
Così ci siamo trovati a discutere insieme su quanto sia indispensabile ribellarci al ghetto in cui il potere e la tradizione continuano a rinchiuderci, usando la parola spagnola “lucha”, nota ad entrambi, per definire tutto questo. Di conseguenza Feinberg ha imparato l'equivalente italiano : “lotta”. Mentre io tuttora ignoro come si dice in inglese. Marco Per me aver letto il libro è stato un trascinarsi di emozioni,un'identificazione con il personaggio principale,Jess. Il solo pensiero di dover conoscere di persona l'autore,Leslie,ha suscitato un crescendo di emozioni. Cenare insieme per due sere di seguito, condividere lo stesso tavolo e dividersi il dolce, stare seduti accanto mentre si mangiava, passeggiare per strada insieme a braccetto,abbracciarlo. Tutte le volte,prima di salutarci,questi abbracci forti e pieni di emozioni,il vedere Leslie e Minnie Bruce scambiarsi teneri gesti d'amore e d'affetto,il vedere due persone grandi d'animo che hanno trascorso 12 anni insieme,sicuramente non facili,ma uno accanto all'altro.E sicuramente queste emozioni enormi saranno ripetute ogniqualvolta rivedrò Leslie.Non posso aggiungere altro che un grazie,per avermi arricchita,per queste emozioni e un grande grazie di esistere,grazie per aver conosciuto una persona umile. Antonia Credo di essermi innamorata di lui/lei/* fin dal primo momento.Lo dico nel senso più pulito e smaliziato,puro.Ci sono persone che conosco da una vita che non mi hanno mai abbracciato come hanno fatto Leslie e Minnie...quell'amore così puro,intenso ed elevato che nasce dal riconoscersi in un'ideale comune di libertà,nell'appartenenza...mi ha riempito il cuore,colmando vuoti,portando speranza e segnandomi definitivamente.Non li dimenticherò,non voglio farlo;anzi non posso.Li porterò sempre con me,so che avrò bisogno di loro,di quell'amore. Monica Non mi sono mai sentito così in tutta la mia vita. Nessuna persona che ho conosciuto per la prima volta mi ha fatto l'effetto di Leslie Feinberg. Sottoscrivo quello che ha detto lui sul fatto che prova la sensazione di conoscerci da sempre, anche io provo la stessa cosa per lui. Ho trovato normalissimo abbracciarlo ogni volta che ho potuto, anche quando gli ho chiesto la dedica sul suo libro e ci siamo abbracciati forte forte, senza parole, non avrei saputo esprimere ciò che provavo; a volte le parole non bastano. Ma anche Minnie Bruce è una persona di forte impatto, con quella sua eleganza e mitezza, ma così vitale e piena di energia. Sono una forza della natura. Io sono stato travolto da loro. Poi ho sentito che hanno veramente a cuore le persone. Leslie ci ha dato un ottimo consiglio quando alla presentazione, il 2 giugno, ci ha detto di essere uniti, e più di una volta. Da come ha parlato degli States là è più difficile che per noi. Questo mi rende ottimista. Sono felice di essere stato con i ragazzi e le ragazze del gruppo di Crisalide Milano,  perchè da solo sarei sprofondato, mi hanno dato la forza e il sostegno per restare in piedi,  pensare e parlare . A domani Frederick Dall'incontro con Leslie e Minnie Bruce ho appreso una dimensione aggiuntiva del concetto di fratellanza. Non so in quale momento esatto questo sia avvenuto, se davanti ad un piatto di pasta condiviso o in apertura del suo discorso a Milano, sentendo più nel cuore che attraverso il microfono le parole  "thank you to my FtM brothers", "fratelli", noi che abbiamo vissuto certi di non essere fratelli di nessuno, non per quella parte di noi. O forse ancora al terzo dei suoi comunicativi abbracci. Si, perchè ce ne sono voluti almeno tre perchè io che non sono butch ma che ho un'idea di cosa significhi essere "stone", decidessi che Leslie meritasse il lasciapassare. Ho imparato così, per osmosi,  un concetto di fratellanza che non si fonda sulle cose che abbiamo in comune quanto in quelle che ci distinguono. Il mio concetto perbenista di libertà che "finisce dove comincia la tua" è andato a farsi fottere, assumendo da questa prospettiva l'aspetto di una indifferente tolleranza. Ben altro è invece il messaggio di cui Leslie è portatore, in ogni fibra del suo essere prima ancora che nei suoi discorsi: rubando le parole a qualcuno che sa usarle meglio di me sento nell'anima, più che aver capito, l'inconfutabile verità del concetto "la mia libertà comincia con la tua". Thank you to my transgendered s/he butch lesbian whateversexual brother Leslie. Ci ha lasciato pronunciando in lacrime nel suo buffo neo appreso italiano la parola "torno". Ripensando a lui mi consola questo ricordo: è una promessa che sono certo manterrà.
Daniele (FtM Milano)


Sotto il cielo fiorentino, mentre ci abbracciavamo per un ultimo saluto, Leslie mi ha rivolto un “My brother!” denso di significato.
In quel momento mi sono tornate alla mente le parole di una vecchia canzone di Lennon: “Immagine… A brotherhood of men / Immagine all the people / Sharing all the world /… I hope someday you'll join us / And the world will be as one”.
Nelle cene, a passeggio per la vecchia Milano, in diverse occasioni Leslie e Minnie Bruce hanno saputo manifestare il legame che li unisce con tenerezza e gesti di affettuosa complicità, dando concretezza alle parole di Leslie negli incontri per la presentazione di Stone Butch Blues: la necessità di costruire ponti per incontrarci e parlarci, il richiamo all'unità per una lotta comune sotto la bandiera arcobaleno.
“Raggiungeteci in prima linea. Stiamo marciando verso la liberazione” scrive Leslie nella postfazione del libro.
Non possiamo più indugiare, andiamo!
In brotherhood
Stefano (FtM Milano)


(Sullo spettacolo "One New Man Show". Ndr) Sapevo che sabato sera un ragazzo con una grande forza vitale –sapete, di quelli che riescono a trasmetterla agli altri, non mi chiedete come- era interprete di una recita teatrale, che aveva per tema la storia di se stesso. Una storia scritta e musicata a quattro mani, ovvero lui e un suo amico veramente caro.
Ho conosciuto Matteo, l'interprete, e Davide un mesetto fa, e come ho gia' detto, si percepi' da subito quell'aura vitale che sembra emanarsi dal suo essere. Il suo amico Davide, solo apparentemente meno esplosivo, da' la stessa bella impressione non appena lo si avvicina.
Mi siedo nella sala, la gente e' allegra e amica, si spengono le luci.
Nel buio della sala un uomo coperto solo da un lenzuolo da' vita a sei candele. Grida piano, se gridar piano e' possibile, con una forza buona, grande e ferma che non ha bisogno di urlare, grida fermo agli orecchi dei sordi. Grida con l'anima e quasi bisbiglia le parole. Vi e' la certezza di un Uomo in questo, non c'e' bisogno di alzare la voce. Ogni parola e' un caldo fendente, ricca della forza e della pace del buono, ma forte e eretta, impiegabile, sana, vera, autentica, alta.
Mostra se stesso, un uomo comune, come dice lui stesso. Ma e' anche un uomo un po' speciale, agli occhi di chi non e' cieco e' un uomo che porta con se' un bagaglio di ricchezza da capirsi e, con rispetto, carpirsi.
Racconta la storia intensa di un uomo in un popolo di ciechi, ignoranti e impauriti.
Ciechi ignoranti e impauriti, che lo hanno attaccato perche' il solo prender coscienza dell'uomo particolare che vedevano, faceva perder loro le poche e misere e superficiali certezze che avevano sulla loro secca scorza. Certezze sulla scorza che non erano certezze, ma appigli indotti e costruiti a cui aggrapparsi nel tentativo di non vedere il vuoto, quello vero, che da' paura, che stava sotto i loro piedi.
Una cecita' oscura, madre di razzismo e violenze, che ha pervaso quasi tutti gli affetti, la famiglia, le amicizie, i contatti sociali.
Ma Matteo vive, ce la fa.
E' forte, e' propositivo, costruisce ogni giorno un giorno nuovo.
Un cammino irto, ma pregno di un moto di vita senza pari, di una intensita' che ognun che si riconosca vivo vorrebbe avere.
Un moto cosi' forte che porta nuova e piu' ricca vita, quella che Matteo, vive.
Alla fine di quel discorso dell'anima, viva e in armonia in un corpo vivo, alla fine del racconto di quella storia di vita, avevo la gola strozzata. Strozzata buona, con l'animo che mi scalpitava nel corpo come fosse un puledro.
Grazie, Matteo e Davide, per averci mostrato un pezzo dell'anima umana, e davvero grandi per i testi, le musiche e la recitazione, davvero magistrali.
(Sulla giornata "Feinberg" a Firenze. Ndr) Il giorno seguente ho assistito al discorso di Feinberg, una persona impegnata nel combattere le discriminazioni negli Stati Uniti.
Ho sentito parole che mi hanno reso felice, devo dire anche un po' egoisticamente, poiche' mi ci sono riconosciuto molto.
E' una persona estremamente costruttiva.
Cio' che mi ha toccato di piu', e che credo sia l'essenza di fondo di tutta una filosofia di vita, e' il considerare “l'unione delle diversita'” una ricchezza.
In primo approccio sembrano parole scontate, e quel che i molti immaginano di solito e' che unire le diversita' significhi prima o poi giungere a una smussatura delle diversita' stesse, un po' come succede mischiando sale e pepe nel piatto finche' non si ha una “polverina grigia” dappertutto.
La grandezza del pensiero di Feinberg invece sta proprio nell'unire le diversita' mantenendo ben distinte e intatte le identita' peculiari delle diversita' stesse, ovvero cio' che le rende tali.
La portata di tale filosofia (ma non e' da intendersi un “parolone”, si puo' semplicemente chiamarlo approccio alle normali cose della vita) credo sia immensa.
Immensa perche' salta a pie' pari, pur salvaguardandole, e autenticamente, tutte le diversita', e mira unicamente all'Essenza Umana, quella mite, vera, sommessa e inattaccabile, con le iniziali doverosamente maiuscole.
E' una filosofia che spazza via concetti come onore, orgoglio, identita', ogni volta che queste parole ci sono state appiccicate addosso da un qualche tipo di morale artificiale, intendendo per tale i vari tipi di morale identificabili con un nome preciso (cattolica, islamica, occidentale, orientale, e chi piu' ne ha, piu' ne metta), per arrivare dritta al cuore dello Spirito Umano.
Missione impossibile? No, ma difficile si'.
Le persone hanno spesso piu' ignoranza che conoscenza, soprattutto per le cose importanti. Ci sono persone veramente erudite in molti campi della vita, ma quando si chiede loro di parlare in modo vero dei propri fondamenti, ecco che non lo sanno fare. Le persone semplici e ignoranti, che sono la maggioranza, gravano in una situazione di non conoscenza che e' addirittura grave. Da qui nasce una sete di certezze che le porta ad aggrapparsi a modelli che vengono loro forniti preconfezionati, che non richiedono neanche lo sforzo di dover essere elaborati per poterli interiorizzare. E come ha ribadito Feinberg, questi modelli sono un preparato ad hoc per favorire il controllo sociale da parte delle classi dominanti. Dividi et impera e' un modo di dire conosciuto da tutti, ma curiosamente quasi nessuno sembra rifletterci.
Alcune delle persone che sono poi intervenute al dibattito, dalle proposte polemiche se non addirittura separatiste, ne sono un esempio.
Il superamento di quest'ultimo poco lungimirante modo di vedere le cose sarebbe forse il passo piu' grande nella storia dell'uomo, tanto da ricaratterizzare forse la nostra specie.
Non voglio fare una sintesi di un messaggio cosi' importante, mi sa che sciuperei senz'altro qualcosa, ma quello che credo vada tenuto presente ogni giorno e' che il messaggio di Feinberg e' un messaggio di costruzione quotidiana, di diffusione della cultura quella vera, di avvicinamento, di rispetto per le differenze, di arricchimento attraverso le differenze.
E di alta considerazione dell'essere umano, la piu' alta che abbia mai sentito.
E' un messaggio di non resa all'evidenza, di forza e di mitezza, di proposta, di lavoro costante.
Auspico che le sue parole siano gia' patrimonio interiore di molti, e che lo diventino per altri.
Nicola (maschio bisessuale - Firenze)


Cari Davide e Matteo, volevo ringraziarvi dal profondo del cuore per aver portato Minnie Bruce e Leslie in Italia. E volevo anche ringraziarvi per l'enorme lavoro che avete svolto, sono contento che esistano persone come voi e Monica e Mirella e tutti quelli che si "sbattono" per fare qualsiasi cosa sia utile a tutti. Senza di voi il mondo starebbe senz'altro peggio, almeno il mio mondo.
Frederick (FtM Milano)


C'ero, non al mattino, ma nel pomeriggio e, sì, credo proprio di aver assistito ad un episodio di trans-lesbo/isteria con Leslie praticamente tagliata fuori dal contesto. In effetti era come se non ci fosse, a pochi, in fondo, importava sentire cosa aveva da dire – per gli/le altre era una specie di fenomeno da baraccone esotico, tollerato, appunto, in quanto tale, altro, già con un piede sull'aereo che l'avrebbe riportata a casina sua. È la storia del dito e la luna: tutte/i lì a guardare il dito, ad accapigliarsi, accusare la controparte di maschilismo o separatismo. Penoso. Di fronte a certe cose mi viene davvero la voglia di alzarmi e andarmene, invece ho fatto bene a restare perché Leslie ha concluso la giornata con un coup de teatre magistrale (ah, questi americani – in fatto di marketing non hanno rivali!). Nulla è risolto, naturalmente, non siamo nemmeno all'inizio del dibattito. Da entrambe le parti, però, sono emerse argomentazioni sensate che, se espresse senza acrimonia, fuori dall'autoreferenzialità, dai pr eco ncetti e dalle ottusità strumentali, aprirebbero interessanti scenari e soprattutto, se sviscerati e chiariti, non solo porterebbero ad un arricchimento reciproco ma soprattutto impedirebbero future incomprensioni, delusioni, recriminazioni. Non sono molto fiduciosa, lo ammetto. Non vedo cambiamenti sostanziali a breve o medio termine. Le resistenze sono fortissime, radicate nei condizionamenti storici, culturali. È lì che occorre lavorare. Occorre d eco struire modelli e immaginario, ma per farlo bisogna averne coscienza e consapevolezza, volerli ri/discutere e separarsene. Di questa assunzione di responsabilità devono farsi carico tutti: lesbiche, femministe, trans... È un percorso di elaborazione individuale e collettiva che richiede tempo, uno sforzo, un substrato, un back ground intellettuale e umano, una disponibilità ed una elasticità speciale. La maggior parte delle persone ne è sprovvista, non è strutturata per servirsene o non ha la volontà di farlo – e “alleanze” di questo tipo hanno bisogno di essere condivise, necessitano di ampie convergenze per essere solide, fondanti.
Cinzia Ricci (militante lesbica - Firenze)


Avrei dovuto essere relatrice a Torino per la tournèe di Leslie Feinberg... mi "toccava" un argomento che mi ha sempre appassionato: "il transgenderismo nella storia"... ma purtroppo per ragioni di salute non sono potuta andare. Anche perché il giorno prima a Milano, potevo viaggiare non da sola, insieme alla mia compagna... ed era un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela perdere.
In un ruolo un po' diverso da quello a cui sono abituata, quindi, sono arrivata a Milano, tra il pubblico e non al tavolo della conferenza.
La prima sensazione che ho avuto semplicemente vedendo Feinberg e sentendolo parlare è stata una di quelle sensazioni che nella vita capitano poche volte. La prima volta accadde quando vidi a pochi metri da me Osho Rajneesh, maestro indiano di cui ancor oggi mi sento discepola: la netta percezione di un'"aura" speciale che circonda una persona e che emerge dalla sua interiorità, dai suoi spazi interiori che si spandono verso l'esterno. Una cosa analoga mi è accaduta con Leslie Feinberg. Mi era soggettivamente più che evidente che Leslie emanava un'energia particolare, una "dolcezza docile", assolutamente indivisibile da un'altra particolare "forte sicurezza ". Una persona - come si dice nel gergo spirituale e psicologico - "centrata" e aperta.
Quando ho deciso di parlare, di fare un intervento, l'attenzione di Leslie era assoluta. Non ascoltava ma beveva le mie parole (sebbene tradotte) così come io avevo bevuto le sue. Ci si parlava, di fronte a molta gente, ma con gli occhi negli occhi quasi a cercare di capire ciò che sta dietro le parole che esprimi; ovvero la storia individuale ed umana che sottende il parlare.
In realtà Feinberg nel suo stato di voluta indefinitezza (non lesbica butch, non trans FtM) non ha detto cose particolarmente nuove per chi conosce il pensiero transgender, ma la forza di quanto diceva stava proprio nella sua identità, di testimonianza vivente, della teoria che diventa pratica quotidiana. Cose molto nuove per un movimento gay e e lesbico italiano spesso culturalmente stereotipato tanto quanto lo è l'eterosessualità eterosessista e genderista. Un po' meno per noi di Crisalide e del Coordinamento Trans FtM che Feinberg in Italia lo abbiamo portato, fortissimamente volendolo.
Certo Feinberg non cambierà la storia del movimento glbt italiano ma di certo ha fatto emergere chiaramente quanto ancora sia presente una arrettratezza culturale nel nostro movimento. Mi spiace dirlo, in particolar modo in certo ambiente lesbico. E mi spiace dirlo perché io stessa, pur transgender, ho un orientamento sessuale prevalentemente lesbico.
Il dibattito che Feinberg ha provocato ha fatto emergere stereotipi antichi e posizioni arcaiche quali quelle di considerare i trans FtM come donne che hanno tradito per passare nelle fila del "grande nemico" o noi, trans MtF come maschi che imitano le donne.
Forse per la prima volta in Italia però, il folto gruppo FtM non ha subito questo genere di attacchi ma ha saputo contrapporre una visione che altro non è che l'essenza del pensiero transgender... Pensiero ormai introiettato in altri paesi ma che fa molta difficoltà ad essere compreso in questa Italia che - ci piaccia o meno - è intrisa di cultura cattolica anche negli ambienti glbt.
Un dibattito utile comunque perché alla fine è emersa la volontà di aprire un confronto tra lesbiche e transgender al fine di approfondire le incomprensioni che ultimamente separano il movimento transgender molto più da quello lesbico che non da quello gay.
Se saranno rose, fioriranno. Noi siamo qui.
Intanto custodisco gelosamente la dedica di Feinberg sulla mia copia di "Stone Butch Blues": To Mirella, A trans warrior and my sister in struggle"
Mirella Izzo (trans MtF - presidente Crisalide AzioneTrans)


to be continued....