DA “IL FENOMENO TRANSESSUALE”

di Harry Benjamin

Appendice C:

“IL TRANSESSUALISMO:

ASPETTI MITOLOGICI, STORICI ED ETNOLOGICI”

di Richard Green

© 1966 – Harry Benjamin

© 1968 – Casa Editrice Astrolabio – Ubaldini Editore, s.r.l., Roma

(il libro è attualmente fuori catalogo)

traduzione di Franco Pintore

adattamento web: Mirella Izzo
Pubblicato su gentile concessione della Casa Editrice Astrolabio

 

Attestazioni del fenomeno oggi chiamato transessualismo possono essere rinvenute in documenti risalenti indietro nei secoli ed abbraccianti culture nettamente distinte. Mitologia classica, storia classica, Rinascimento e storia dell'Ottocento, insieme con l'antropologia culturale, dimostrano l'estesa area di penetrazione del fenomeno transessuale.

Essendo il termine ‘transessuale’ d’origine relativamente recente, non lo si può rinvenire nelle fonti storiche, e pertanto parecchie illazioni devono essere fatte nell’interpretazione del materiale citato. Anche la specifica menzione del “mutamento di sesso” può soltanto implicare un “mutamento d’abbigliamento” o la pratica dell’omosessualità genitale, senza che risulti evidente la totale assunzione da parte dell’individuo dell’identità del genere opposto. Nelle citazioni che seguono, è osservato il criterio dell’identità del genere opposto

 

MITOLOGIA E DEMONOLOGIA

 

Nella mitologia greca, un’influenza transessuale è drammatizzata nella designazione di Venere Castina a dea che risponde con simpatia e comprensione ai desideri delle anime femminili racchiuse in corpi maschili. [1]

Miti relativi al cambiamento di sesso, riguardato non solo come soluzione di un desiderio, ma anche come forma di punizione, si presentano frequentemente. Per esempio, si narra che Tiresia, indovino tebano, stesse passeggiando sul monte Cillene quando  s’imbatté  in due serpenti in amore; uccise la femmina, e per quest’atto fu mutato in donna. [2] In seguito , dopo esser pervenuto a guardare favorevolmente  alla sua nuova forma ed aver testimoniato che il piacere della donna durante il coito era dieci volte superiore a quello dell’uomo, fu ritrasformato in uomo, sempre per punizione. [3]

Un’altra narrazione mitologica concerne gli Sciti , la cui retroguardia saccheggiò il tempio di Venere ad Ascalona mentre si ritirava dalla Siria e Palestina che gli Sciti avevano invaso. Si ritenne che la dea ne fu così adirata che fece donne dei saccheggiatori, e per di più decretò che la loro posteriorità sarebbe stata similmente colpita. [4] Ippocrate, descrivendo a proposito degli Sciti quei “non uomini” che assimilò agli eunuchi, scrisse: “Essi non solo si dedicano ad occupazioni da donna, ma mostrano inclinazioni femminili e si comportano come donne. I nativi  ne ascrivono la causa alla divinità...”. [5] Un’altra narrazione ancora tratta dall’antico regno di Frigia, ove i sacerdoti del dio Attis, consorte di Cibale, la Madre Terra, erano obbligati all’auto-castrazione in omaggio al dio Attis, del quale si narrava che s’era evirato sotto un albero di pino. Si diceva che i sacerdoti (in seguito alla castrazione) divenivano  dei transvestiti e si adeguavano a mansioni da donna; si credeva che alcuni di questi sacerdoti fossero andati oltre la castrazione testicolare ed avessero rimosso completamente i genitali maschili esterni. [6]

Il mito di Tiresia precedentemente ricordato ha un parallelo in un racconto della tradizione nazionale dell’India orientale. Secondo le leggende del Mahàbhàrata, un re fu trasformato in donna, per essersi bagnato in un fiume magico. Come donna generò cento figli, che mandò a dividere il suo regno coi cento figli che aveva avuto quale uomo. Più tardi egli rifiutò d’essere ritrasformato in uomo perché l’antico re si accorse che “la donna prova maggior piacere nell’atto dell’amore che non l’uomo”. Contrariamente al destino di Tiresia, al re trasformato fu accordato quanto desiderava. [7]

Non soltanto gli dei disposero del potere di cambiare il sesso d’una persona, ma cambiamenti di sesso furono operati suo uomini e su bestie mediante la stregoneria e l’intervento di demoni. Si pretendeva che delle streghe fossero in possesso di droghe [8] che avevano la capacità di invertire il sesso di chi le prendesse. Taluni dicevano che i maschi potevano esser trasformati in femmine e le femmine in maschi, ma si argomentava altresì che il cambiamento di sesso fosse realizzabile in una sola direzione, talché si affermava che il Diavolo potesse render maschi le femmine, ma non trasformare gli uomini in donne, giacché metodo di natura è aggiungere piuttosto che togliere. Nel Malleus maleficarum (Il martello contro le streghe), pubblicato nel 1489, un libro che funse da base del “trattamento” della pazzia per quasi trecento anni, fu riferito, secondo testimonianza oculare, di una fanciulla mutata in un ragazzo dal Diavolo, a Roma. [9]

 

STORIA CLASSICA

 

Dalla documentazione dell’antichità della Grecia e di Roma, si hanno attestazioni della presenza di persone palesemente insoddisfatte del loro ruolo di genere. Filone, il filosofo ebreo di Alessandria, scrisse: “Riservando ogni possibile cura al loro adornamento esterno, costoro non hanno neppur vergogna di ricorrere a qualsiasi espediente per mutare artificialmente in femminile la loro natura d’uomini… Alcuni di loro… bramando una completa trasformazione in donne, hanno amputato i propri organi della generazione”. [10]

Scrisse il poeta latino Manilio: “Queste (persone) continuamente si preoccuperanno del loro vistoso abbigliamento e dell’apparenza attraente; di arricciarsi la chioma e di disporla in boccoli ondulati… di depilarsi le membra irsute… Sì! E d’aver in odio il loro autentico aspetto di uomini, e di desiderare d’aver braccia su cui non crescano peli. Vesti da donna indossano… il loro passo piegano ad un’andatura effeminata…”. [11]

Ed ancora un latino ad esprimersi come segue:

Ma che aspettano costoro? Non è forse già tempo che facciano

Alla maniera frigia, e portino a termine l’impresa?

E che prendano un coltello e si recidano quel pezzo di carne superflua? [12]

 

Anche nelle storie degli imperatori romani sono riferiti casi di “cambiamento di sesso”. Una delle prime operazioni di conversione sarebbe stata eseguita per ordine dell’infame imperatore Nerone. A quanto si pretende, Nerone, durante un accesso di rabbia, tirò un calcio all’addome della moglie incinta, uccidendola. In preda al rimorso, cercò di trovare qualcuno il cui volto somigliasse a quello della moglie assassinata. Quello che meglio si adattava all’esecuzione dell’ordine dato era un giovane liberto di sesso maschile, Sporo. Si narra dunque che Nerone abbia ordinato ai suoi chirurghi di trasformare il liberto in donna. A seguito della “conversione”, i due contrassero nozze formali.

Un altro imperatore romano, Eliogabalo, avrebbe impalmato, a quanto si riferisce, un poderoso schiavo, e poi avrebbe assunto le funzioni di moglie dopo il matrimonio. Si descrive Eliogabalo “deliziato a sentirsi chiamare la signora, la sposa, la regina di Ierocle”, [13] e si dice che avrebbe offerto la metà dell’Impero Romano al medico che l’avesse potuto fornire di genitali femminili. [14]

Tra l’epoca dell’Impero Romano e il Cinquecento europeo si colloca un’attestazione forse apocrifa, ma tuttavia straordinaria, riguardante la Roma del IX secolo. Essa concerne un personaggio noto come Papa Giovanni VIII, e riferisce come costui, nominato successore di Papa Leone IV nel’855, fosse, in realtà, una donna. In una narrazione pubblicata con l’approvazione di Papa Giulio III si affermava che “ella partorì un bambino e morì, insieme alla sua prole, alla presenza d’un gran numero di spettatori”. [15]

 

DAL PERIODO RINASCIMENTALE ALLA FINE DEL XIX SECOLO

 

La storia francese dal XVI al XVIII secolo presenta una quantità di personaggi pubblici transessuali. D’altra parte, in quest’epoca il termine col quale ci si riferiva al sovrano era “Sa Majesté”, che letteralmente significa “la di lei Maestà”. [16] Il genere femminile fu usato, inizialmente, in omaggio al re Enrico III di Francia, che voleva essere considerato una donna. Si riferisce che una volta, nel febbraio 1577, sa majesté rivelò in pieno le sue caratteristiche comparendo dinanzi ai Deputati “abbigliato come una donna, con una lunga collana di perle e un abito tagliato in basso…”. [17]

Tra i notabili francesi del XVII secolo, l’Abate de Choisy, noto anche come Francois Timoléon, ha lasciato ai posteri una vivida descrizione di prima mano d’una forte aspirazione all’inversione di genere. Durante l’infanzia e l’adolescenza, sua madre lo aveva abbigliato completamente come una ragazza; dai diciotto anni continuò in quell’uso ed allora la sua vita era “cinta da bustini ben attillati che rendevano più prominenti le natiche, i fianchi ed il petto”.  Adulto, per cinque mesi recitò nella commedia come ragazza, riferendo: “Tutti restavano ingannati; avevo amanti ai quali concedevo parchi favori”. A trentadue anni divenne ambasciatore di Luigi XIV in Siam. Riguardo alla sua identità di genere, egli scrisse:

 

Io penso veramente e sinceramente d’essere una donna. Ho cercato di scoprire come un così inusitato diletto mi sia venuto, e presumo che derivi da ciò: è attributo di Dio essere amato ed adorato, e l’uomo – per quanto la sua debole natura lo permetta – ha la medesima ambizione; ma è la bellezza a creare l’amore, e la bellezza è generalmente dote della donna… Udendo qualcuno vicino a me sussurrare: “Che donna graziosa!”, ne ho provato un piacere così grande che è al di là d’ogni paragone. Ambizione, ricchezza, persino amore non possono eguagliarlo…”. [18]

 

Uno dei più famosi esempi storici di inversione di genere nel comportamento è rappresentato dal Cavalier d’Eon, dal cui nome derivò quello di “eonismo”. Si riferisce ch’egli abbia debuttato nella storia in costume da donna, come rivale di Madame de Pompadour e come nuova graziosa favorita di Luigi XV. Quando il suo segreto fu rivelato al re, quest’ultimo fece tesoro del suo errore trasformando il Cavaliere in un diplomatico di fiducia. In un’occasione, nel 1755, andò in Russia in missione segreta travestito, come se fosse la nipote dell’agente accreditato del re, e l’anno successivo tornò in Russia in veste maschile per completare la missione. Dopo la morte di Luigi XV visse permanentemente come donna. V’era grande incertezza in Inghilterra, ove trascorse gli ultimi anni, se il suo vero sesso morfologico fosse maschile o se invece i periodi in abbigliamento maschile non fossero, in effetti, che periodi di travestimento. Quando morì, il Cavalier d’Eon aveva vissuto per quarantanove anni da uomo e per trentaquatro da donna. [19]

Altro interessante abate fu l’Abate d’Entragues, che si sforzava di rinnovare la bellezza femminile del suo volto “pallido e interessante” sottoponendosi frequentemente a salassi facciali. [20] . Ancora un abate che ci riguarda fu il Becarelli, un falso messia che pretendeva di essere in grado di farsi servire a comando dallo Spirito Santo e che si gloriava di possedere una droga che poteva “cambiare il sesso”. Se il sesso fisico non era mutato, tuttavia gli uomini che presero la droga si cedettero temporaneamente trasformati in donne, e le donne pensarono d’essersi mutate in uomini. [21]

Finalmente, una persona  che nel corso di tutta la sua vita era stata conosciuta quale M.lle Jenny Savalette de Lange, quando morì a Versailles nel 1858 si scoprì  che era un uomo. Durante la sua vita egli aveva brigato per ottenere un certificato di nascita sostitutivo che lo designasse di sesso femminile, di fidanzò con uomini  sei volte e ricevette dal re di Francia una pensione annua di mille franchi insieme alla concessione di un appartamento nel Castello di Versailles. [22]

Le seguenti brevi storie di casi riferite da medici concludono la rassegna storica del XIX secolo “che a motivo delle mansioni femmiinili (lavori di cucito e di maglia) cui assolveva per ordine della madre divenne completamente effeminata, si estirpava la barba, si sollevava i capelli, si imbottiva sul petto e sui fianchi, e si comportava da donna sotto ogni punto di vista… Costui chiamava se stesso  Frederica…. Egli riusciva ad ingannare (gli uomini) così pienamente che essi (inconsapevolmente) compivano con lui il coito nell’ano”. [23] Il Krafft-Ebing riferisce questa dichiarazione di prima mano, dovuta ad un paziente:

 

Mi sento una donna in forma d’uomo… Sento il pene come una clitoride, l’uretra come uretra ed orifizio vaginale, che sempre si sente un po’ umido, anche quando è in realtà asciutto, e lo scroto come grandi labbra. In breve, sento sempre la vulva… Pur piccoli come sono, i miei seni sempre chiedono spazio… Di che vantaggio è il piacere femminile, se non lo si conosce?... [24]

 

DATI ETNOLOGICI

 

GLI AMERINDIANI

 

Gli studi antropologici su popoli di diverse parti del mondo forniscono un materiale molteplice riguardante il comportamento e l’identificazione col genere opposto.

Durante il primo quarto di questo secolo, una messe cospicua di dati fu raccolta sulle pratiche tradizionali di parecchie tribù di Indiani dell’America Settentrionale. “Quasi in ogni parte del continente pare che vi siano stati, fin da tempo antico, uomini indossanti gli abiti ed assolventi alla funzioni di donne…”. [25]

Presso gli indiani Yuma esisteva una classe di maschi, chiamati gli elsa, che si riteneva avessero subito  un “cambiamento di spirito” come effetto di sogni avuti generalmente al tempo della pubertà. Un ragazzo o una ragazza che abbia sognato troppo qualcosa “subirebbe un cambiamento di sesso”. Tali sogni comprendono di frequente la recezione di messaggi da parte di piante, particolarmente l’arundinacea, essa stessa creduta soggetta a mutar sesso. Un elsa, tuttavia, sognò  di fare un viaggio. “Questo sogno includeva la sua futura occupazione in un lavoro femminile; quando usciì dal sogno, egli portò la mano alla bocca e rise… con voce da donna, e la sua mente fu mutata da maschile in femminile. Gli altri giovani se ne accorsero e presero a considerarloo come una donna”.

Da piccola la controparte femminile dell’elsa, la kwe’rhame, gioca coi giocattoli dei maschietti. Si asserisce che queste donne non abbiano mai mestruazioni; i loro caratteri sessuali secondari sono poco sviluppati, e in certi casi sono maschili (evidentemente si tratta di qualche forma di ermafroditismo o di virilismo). [26]

Si credeva inoltre nella cultura Yuma che all’interno della Sierra Estrella, una montagna, vivesse un transvestito, e che tanto essa quanto un’altra montagna vicina avessero il potere di “trasformare sessualmente gli uomini”. Si diceva che presagi di tale trasformazione si avevano precocemente nell’infanzia; la gente anziana capiva dagli atti di un fanciullo ch’egli avrebbe “cambiato sesso”. Berdache era il termine per coloro che si comportavano come donne; [27] nella cultura Yuma i berdache sposavano uomini e non avevano bambini propri. La tribù comprendeva anche donne che passavano per uomini, vestite da uomo e sposate con donne. [28]

Tra gli Indiani Cocopam erano detti  e L ha quei maschi dei quali si diceva che avevano mostrato caratteri femminili fin dall’infanzia. Venivano descritti, da piccoli, come soliti a parlare a somiglianza delle fanciulle, a ricercare la compagnia di esse, a far le cose al modo delle donne. Le femmine note come war’hemeh giocavano coi ragazzi, facevano archi e frecce, avevano il naso forato e scendevano in battaglia.

“I giovani possono amare una di queste ragazze, ma esse non si cureranno affatto di loro, desiderando esclusivamente essere uomini”. [29]

Presso gli Indiani  Mohave, i ragazzi che erano destinati a divenire sciamani (sacerdoti-medici che si avvalevano di trances magiche e medianiche per curare i malati, per indovinare le cose occulte e per controllare gli eventi che riguardavano la prosperità del popolo), avrebbero “tratto indietro il pene tra le gambe e poi si sarebbero mostrati alle donne esclamando: ‘io pure sono una donna, sono proprio come siete voi’”.

Per questi ragazzi Mohave che avrebbero vissuto come donne, v’era un rito d’iniziazione durante il decimo o l’undicesimo anno di vita. “Due donne sollevano il giovinetto e lo portano all’aperto… Una indossa una pelle e danza, ed il giovinetto la segue e la imita… Le due donne danno al giovinetto le parti anteriore e posteriore del suo nuovo abito e gli dipingono la faccia..:”. Queste persone parlano, ridono, sorridono, siedono e si muovono come donne. Gli iniziati assumevano poi un nome adatto a persona dell’opposto sesso. Questi alyha si ostinavano a che il pene fosse chiamato clitoride, i testicoli grandi labbra e l’ano vagina. La controparte femminile, hwane, non si ostinava a che ci si riferisse ai genitali con la terminologia maschile.

L’alyha, una volta trovato marito, avrebbe preso a simulare la mestruazione; preso uno stecco , si sarebbe graffiato tra le gambe fino a far uscire il sangue. Quando costoro decidevano di restare incinti, avrebbero interrotto le ‘mestruazioni’. Prima del ‘parto’ avrebbero bevuto un preparato di fave che avrebbe causato un violento dolor di stomaco, qualificato come ‘doglia’ ; ad esso avrebbe tenuto dietro una defecazione designata come “mortinatalità”, e ciò sarebbe stato sepolto cerimonialmente. Sarebbe poi seguito un periodo di lutto tanto per il marito quanto per la moglie”. [30]

Fonti antropologiche disponibili accennano brevemente a pratiche consimili presso altre tribù.

Tra i Navaho, delle persone dette nadl E, un termine usato tanto per i transvestiti che per gli ermafroditi, ma normalmente per i primi, venivano interpellate col termine di parentela usato per una donna della loro condizione e anzianità, ed era loro concesso lo stato legale muliebre. [31]

Quello di i-wa-musp (‘uomo-donna’), presso gli Indiani della California, costituiva un regolare grado sociale. Vestiti da donna, essi assolvevano a compiti muliebri. Quando un indiano avesse dimostrato il desiderio di sottrarsi ai suoi doveri di uomo, gli sarebbero  stati offerti un arco e un ‘bastone da donna’: egli avrebbe dovuto scegliere, e poi per sempre sarebbe stato vincolato dalla sua scelta. [32]

Infine, per i Pueblo, fu descritta la pratica che segue. Un uomo lolto possente, ‘ uno dei più virili’, veniva scelto. Lo si masturbava molte volte al giorno e lo si faceva montare a cavallo quasi di continuo.

 

Gradualmente, si produce una tal irritabile debolezza degli organi sessuali che, rapidamente, viene a determinarsi una grande scarsezza di seme… Allora ha inizio l’atrofizzazione dei testicoli e del pene, cadono i peli della barba, la voce perde la sua profondità e potenza… Inclinazioni e disposizioni divengono femminili. (Questo) ‘mujerado’ perde la sua posizione di uomo nella società… sembra sforzarsi di assimilarsi per quanto gli sia possibile al sesso femminile, e di sbarazzarsi, per quanto ne sia capace, di tutti gli attributi, mentali e fisici, della virilità.

 

Un antico generale-chirurgo dell’esercito degli Stati Uniti descrisse vividamente una di queste persone: “La prima cosa che attrasse la mia attenzione fu lo straordinario sviluppo delle glandole mammarie, che erano grosse come quelle di una donna che allattasse. Egli mi disse di aver allevato diversi bambini cui era morta la madre, e di aver dato loro molto latte dalle sue mammelle…” (Fenomeno questo che da un punto di vista scientifico suona millantatorio). [33]

 

ALTRE POPOLAZIONI

 

In tribù paleo-asiatiche, mediterranee antiche, indiane, oceaniche ed africane, gli uomini che adottavano le maniere e l’abbigliamento delle donne godevano di grande considerazione come sciamani, sacerdoti e stregoni: tutte persone i cui poteri sovrannaturali son temuti e venerati.

Tra glil Iacuti, aborigeni siberiani, v’erano due categorie di sciamani, i ‘ bianchi’, che rappresentavano le forze creative, ed i ‘neri’, che rappresentavano quelle distruttive. Questi ultimi tendevano a comportarsi da donna; si spartivano in mezzo la capigliatura come le donne, portavano cerchi di ferro sopra la giubba a raffigurare i seni, e analogamente a quanto si faceva per le femmine biologiche, non si permetteva loro di giacere sul lato destro della pelle di cavallo nei luoghi di soggiorno. [34]

Per quanto riguarda i popoli della Siberia, soprattutto tra i paleo-siberiani e cioè Ciukci, Coriacchi, Camciadali ed Eschimesi d’Asia, si notò il cambiamento di sesso. [35]

Tra i Ciukci dimoranti presso la costa artica esisteva, a quanto si riferisce, una speciale diramazione dello sciamanismo in cui si pretendeva che uomini e donne si sottoponessero ad un cambiamento di sesso parziale, o anche completo. L’uomo che cambiava sesso era chiamato ‘uomo tenero’ (yirka’-la’ vl-wa’irgin) oppure ‘simile alla donna’ (ne’vc h i c a) e ‘donna trasformata’ (ga’ c iki c hé ce). La trasformazione avrebbe avuto luogo per ordine del Ke’let durante la prima adolescenza.

V’erano diversi gradi di trasformazione. In un primo stadio, la persona che la subiva avrebbe imitato la donna solo nella maniera di intrecciare ed acconciare i capelli. Il secondo stadio è caratterizzato dall’adozione dell’abbigliamento femminile. Il terzo stadio di trasformazione era più completo. Il giovane che vi si sottoponeva smetteva tutte le occupazioni e i costumi del proprio sesso ed assumeva quelli della donna. La sua pronuncia cambiava. “Al tempo stesso il suo corpo si modifica, se non nell’apparenza esterna, almeno nelle sue facoltà e forze. La persona trasformata… diviene… premurosa della cura dei bambini piccoli. Generalmente parlando, diviene una donna con l’apparenza di un uomo”. L’’uomo tenero’ dopo qualche tempo prendeva marito; la ‘moglie’ si occupava della casa, eseguendo tutte le mansioni e i lavori domestici. V’era la leggenda secondo cui qualcuno avrebbe anche acquistato gli organi della donna. [36] La descrizione della ‘donna trasformata’ dice che indossava vestiti maschili, adottava la pronuncia dell’uomo, si forniva d’una tibia di renna, l’attaccava a una larga cintura di cuoio e “l’usava alla maniera del membro virile”. [37]

Nel Madagascar, certi uomini descritti tra i Tanala come mostranti tratti femminili sin dalla nascita, vestivano da donna, si pettinavano come donne e si dedicavano ad occupazioni femminili. Erano noti come sarombavy. Tra i Sakalava del Madagascar, i bambini che si distinguevano per esser d’apparenza e di maniere delicate e femminee venivano scelti e separati dagli altri e quindi allevati come fanciulle. Questi malgasci trattati da femmine “finalmente… guardano a se stessi come completamente femminili… L’autosuggestione agisce così in profondità ch’essi quasi dimenticano il loro vero sesso… Essi sono esentati dal servizio militare”. [38]

Le seguenti brevi citazioni aneddotiche stanno a dimostrare la presenza del fenomeno transessuale anche in altre e distanti culture.

A Tahiti, una categoria di uomini chiamati dagli indigeni  mahoo o mahhu “assumeva l’abito, le attitudini e i vezzi delle donne, ostentava tutte le eccentricità e le civetterie delle femmine più vanitose…” Costoro avevano scelto il loro modo di vita nella prima infanzia. [39]

Presso certe tribù brasiliane furono osservate delle donne che si astenevano da ogni occupazione muliebre ed imitavano gli uomini in tutto e per tutto; costoro portavano i capelli alla maniera maschile ed “avrebbero preferito essere uccise che aver rapporti sessuali con un uomo. Ognuna di queste donne aveva una donna che la serviva e con la quale era sposata…”. [40]

Un certo numero di uomini Lango dell’Uganda, nell’Africa orientale, “veste da donna, simula la mestruazione, ed entra tra le mogli di altri maschi”. [41] In altre parti dell’Africa – tra i Malgasci (uomini detti ts ecate), tra gli Onondaga dell’Africa del Sud-Ovest, tra i Diakite-Sarracolese del Mali – degli uomini assumevano l’abbigliamento, attitudine e modi da donne. [42]   Tra gli Araucani del Cile si riferì di maschi e femmine dediti alla stregoneria; dagli stregoni si richiedeva che rinunziassero al loro sesso. [43]

 

Sir James Frazer scrisse in The Golden Bough: [44] “V’è un costume largamente diffuso tra i selvaggi secondo il quale alcuni uomini vestono da donna ed agiscono come donne nel corso della loro vita. Spesso sono consacrati ed addestrati alla loro vocazione fin dall’infanzia”. Si riferisce che se ne trovarono tra i Daiacchi marittimi del Borneo, i Bugi di Celebes meridionale ed i paragoni del Sud-America. Nel regno del Congo, si narrava di un sacerdote sacrificale che normalmente vestiva da donna e si gloriava del titolo di ‘nonna’. “Agli occhi del selvaggio,  indossare le vesti altrui è più che un simbolo… ciù completa un’identificazione…”. [45] Presso gli Zulù, il cambiamento di sesso (per travestimento) era un metodo per mutare o allontanare la malasorte. In India, era comune forare il naso ad un figlio non appena fosse nato per cambiarlo in ragazza. [46]

Presso gli Aleuti, i ragazzi – quando erano molto belli – venivano allevati interamente alla maniera delle fanciulle (shupan) ed istruiti nelle arti con cui le donne sogliono piacere agli uomini; i peli della barba erano attentamente estirpati non appena spuntavano; indossavano ornamenti di grani di vetro alle gambe e alle braccia, e si legavano e tagliavano i capelli nello stesso modo delle donne. [47]   A dieci o quindici anni, venivano maritati a qualche uomo ricco. [48] Si riferiva inoltre che talvolta, se i genitori avevano desiderato una figlia ed erano scontenti di avere un figlio, facevano del nuovo nato un akhnutchik o shupan. [49]

Più recentemente, nell’India della metà del xx secolo, la città di Lucknow mostrò una grande quantità di eunuchi presentatisi a partecipare alle elezioni ed unitisi alla fila delle donne votanti. Si riferì che questi eunuchi, che portavano abiti femminili, erano rimasti ‘sorpresi’ di trovarsi registrati come votanti di sesso maschile. “Solo a seguito delle insistenze dell’agente di polizia… essi si piegarono alla legge… Questi eunuchi, quantunque si oppongano ad un ulteriore intervento chirurgico che li renda più femminili, hanno i genitali maschili amputati e l’area pubica aggiustata in modo da dare ad essa l’apparenza dalle vagina femminile”. L’evento è celebrato con una grande festa riservata agli eunuchi. [50]

 

 

 

CONCLUSIONE

 

 

E’ chiaro che il fenomeno dell’assunzione del ruolo di membro del sesso opposto non è né nuovo, né proprio esclusivamente della nostra cultura: prova della sua esistenza si rintraccia sin nei più antichi miti documentati. Diverse culture offrono dati che dimostrano come il fenomeno permanga largamente in questa o quella forma, e sia stato integrato  nelle culture secondo una variabile graduazione di accettazione sociale.

La valutazione del materiale clinico contemporaneo riguardante tali pazienti assume un più pieno significato quando ci si rivolga agli elementi di questa prospettiva storica e antropologica. In definitiva, una completa comprensione, considerazione e cura del transessualismo terrà conto dell’ampiamente diffusa documentazione relativa a questo fenomeno psico-sessuale.

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[1] Bulliet, C., Venus Castina. Famous Female Impersonators Celestial and Human, New York, 1928

[2] Vedere serpi in amore è ancora considerato di malaugurio nell’India meridionale, essendovi la teoria che lo spettatore sia punito con l’omosessualità. Cft.: Graves, R., The Greek Myths, Penguin Books, Baltimore, 1955

[3] Funk and Wagnall’s, Standard Dictionary of Folklore, Mythology and Legend, Leach, M. (edit).

[4] Erodoto, citato dal Krafft-Ebing

[5] Ippocrate, citato dallo Hammond

[6] Spencer, R., The Cultural Aspects of Eunuchism, in Ciba Symposisa, vol. 8, 1946, pp 406-420

[7] Funk  and Wagnall, op. cit.

[8] Più oltre sarà riferito di un abate del XVIII secolo  che pretendeva di possedere una simile droga

[9] Masters, R., Eros and Evil, Julian Press, New York, 1962

[10] Masters,  R., Effeminacy and he Homosexxual, in Enciclopedia of Homosexual Behaviour (ed: A. Ellis e D. Cory), Citadel Press, New York, 1966

[11] Ibid

[12] Giovenale, Satire.

[13] Bulliet C., op. cit.

[14] Benjamin, H., Masters, R,, A New Kind of Prostitute, in Sexology, vol. 30, 1964, pp. 446-448

[15] De Savitsch, E., Homosexuality, Transvestism and Change of Sex, London, 1958

[16] Sic (nel testo inglese: … was “Sa majesté” which means literaly, “her Majesty); probabilmente all’A. è sfuggito che nelle lingue neolatine, a differenza che in quelle germaniche, il genere del possessivo dipende da quello della cosa posseduta [N.d.T.].

[17] De Savitsch, E., op. cit.

[18] Bulliet, C., op. cit.; De Savitch, E., op. cit.; Gilbert, O., Men in Woman’s Guise, John Lane, London, 1926

[19] Bulliet, C., op. cit.; De Savitch, E., op. cit.; Gilbert, O., op. cit.

[20] De Savich, E., op. cit.

[21] Masters, R., Eros and Evil, cit.

[22] De Savitsch, E., op. cit.

[23] Bloch, I., Anthropological Studies on the Strange Sexual Practices of All Races and All Ages, Antrhropological Press, New York

[24] Krafft-Ebing, R., Psychopathia Sexualis, Physician and Surgeons Book Co., Brooklyn, 1931

[25] Westermarcck, E., The Origin and Development of the Moral Ideas, vol. 2, Macmillan, London, 1917

[26] Ford, C., University of California Publications in American Archeology and Ethnology, vol 28, 1931

[27] Berdache deriva dallo Spagnolo, significando bardaja “ragazzo catturato”, e dal Francese Bardashe; l’Italiano ha bardascia, l’Arabo barday (“schiavo”) ed il Persiano bardah. Il berdache può essere variamente considerato come (i) una persona che ha cambiato sesso; (ii) un uomo-donna; o (III) una persona che non è né uomo né donna. Cfr.: Masters, R., Effeminacy and the Homosexual, cit..

[28] Spier, L., Yuman Tribes of the Gila RIver, University of Chicago Press, 1933

[29] Gifford, E., The Cocopa, in University of California Publication in American Archeology and Ethnology, vol 31, 1933

[30] Devereux, G. Institutionalized Homosexuality of the Mohave Indians, in Human Biol. Vol. 9, 1937m pp 508-527

[31] Hill, W., The Status of the Hermaphrodite and Transvestite in Navaho Culture, in Amer. Anthrop., vol 37, 1935, pp 273-279

[32] Powers, S., Tribes of California 1877, citato in Crawly, E., The Mystic Rose

[33] Hammond, W., Sexual Impotence in the Male and Female, Gorge S. Davis, Detroit, 1887

[34] Czaplicka, M., Aboriginal Siberia, Clarendon Press, Oxford, 1914.

[35] Ibid

[36] il cambiamento di sesso era generalmente accompagnato dalla successiva assunzione tra gli sciamani; in effetti, quasi tutti gli sciamani s’erano in precedenza traviati dal proprio sesso. Cfr.: Westermarck, E., op cit.

[37] Bogoras, W., The Chukchee Religion, Leiden, 1907

[38] Bloch, I., op. cit.

[39] Turnbull, Voyage Round the World, cit. Da Westermarck, E., op. cit.

[40] Westernarck, E., op cit., De Magalhens Gandavo, P., Histoire de la Province de Sancta Cruz, que nous nommons le Brizil, cit. Da Crawly, E., The Mystic Rose

[41] Ford, c., e Beach, F., Patterns of Sexual Behavior, Ace Books, New York, 1951

[42] Crawly, E., The Mystic Rose, Meridian Books, New York,  1960

[43] Bloch, I., op. cit.

[44] Traduz. Ital.: Il Ramo d’oro, Torino, 1964 [N.d.T.]

[45] De Savitsch, E., op. cit.

[46] Joshi, P., On the Evil Eye in the Konkan, in J. Anthrop. Soc. (Bombay), vol. 1 1886-1889, p. 123; cit. in Crawly, E., The Mystic Rose

[47] Langsdorf, G., Voyages and Travels in Various Parts of the World During the Years 1803-7, cit. In Crawly, E., The Mystic Rose

[48] Westermarck, E., op. cit.

[49] Bloch. I., op. cit.

[50] Siddgui, T., e Rehman, M., Eunuchs of India and Pakistan, in Sexology, vol 29, 1963, pp 824-826