PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
02/03/2006

  1. Risposta di Bertinotti alla piattaforma rivendicativa LGBT italiana "Primavera dei Diritti"
  2. Vladimir Luxuria: "Io transgender in Parlamento" 04/02/2006
  3. Onorevole Luxuria 04/02/2006
  4. Pacs: De Simone (PRC), Unione rispetti impegno preso. No a cancellazione del termine "orientamento sessuale"
  5. Pacs, sarà necessario ancora batterci e mobilitarci 13/02/2006
  6. Bertinotti: "Ho già ceduto sui PACS. Ora non si ridiscute l'Alta Velocità del 13/02 20/02/2006
  7. Comunicato Stampa di Rifondazione Comunista dopo incontro con delegati Arcigay e Arcilesbica
  8. Bertinotti: nei primi 100 giorni ddl su unioni
  9. Bertinotti affronta i dubbi di gay e lesbiche: «Siamo con voi, con voi possiamo vincere» (da Liberazione del 1 marzo 2006) 02/03/2006
  10. Bertinotti contestato da Omosex, Hai sbagliato sui PACS
    Leader PRC attacca Rosa nel Pugno e alla fine conquista applauso
    02/03/2006 (ansa 28/02)

Risposta di Bertinotti alla piattaforma rivendicativa LGBT italiana "Primavera dei Diritti"

Lo Giudice,

Intendo assumere un impegno preciso rispetto alle richieste che il movimento GLBT ha avanzato ai candidati per le primarie dell'Unione.
Penso a tre questioni fondamentali.
La prima consiste in una serie di interventi che potremmo definire di"legislazione positiva" per il vero superamento di ogni forma di discriminazione per i gay, le lesbiche e i transessuali (nel lavoro, nelle relazioni sociali, nei diritti) sulla base del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere. Non parlo solo di interventi normativi ma anche di carattere regolamentare, di monitoraggio e di promozione al fine di avviare un processo positivo di superamento di discriminazioni, ostacoli e per l'estensione di diritti e opportunità. In questo quadro si inserisce, tra l'altro, anche la necessità di superare la normativa esistente per i transessuali la legge 164 del 1982.
La seconda, riguarda un impegno specifico e preciso per l'approvazione di una legge per il riconoscimento delle unioni di fatto, per i PACS, e la garanzia di diritti fondamentali alla persona che oggi vengono negati.
La terza riguarda una serie di impegni sui quali concordo pienamente, anche rispetto al ruolo che il nostro Paese può assumere a livello internazionale per la promozione di una nuova stagione dei diritti umani e per l'assunzione di misure di condanna e di contrasto per quei Paesi che praticano forme di discriminazione e repressione, spesso violenta, nei confronti dei gay, delle lesbiche e dei transessuali.
Penso che questi interventi siano fondamentali dentro una ispirazione.
Penso, infatti, che sia necessario avviare un nuovo corso politico, in cui diritti del lavoro, diritti sociali e diritti della persona non possano essere separati ma vadano intrecciati in un processo di vera riforma del nostro Paese.
Uscire dalla precarietà, dalla povertà di massa e dal declino se non parla anche di una nuova stagione dei diritti della persona divengono parole mute, incapaci a coinvolgere milioni di persone nel progetto di cambiamento di cui la nostra società ha bisogno.
Insomma, penso che senza l'ispirazione di una alternativa di società non si possa riuscire neanche a fare i piccoli passi concreti, necessari ad uscire dalla crisi in cui l'Italia è immersa, una crisi che non è solo di carattere economico ma che interviene complessivamente sui fattori di coesione sociale e sulla stessa tenuta democratica.
Credo, infine, che un vero processo di cambiamento non possa non fondarsi sull'autonomia dei movimenti, superando cioè l'idea vecchia e perdente per la quale ai movimenti spetta solo il primo tempo della partita contro le destre, quella dell'opposizione, per poi passare il testimone ai partiti quando si tratta delle politiche di governo.
Superare l'idea del "governo amico", nessuna delega ma un rapporto di autonomia che consenta ai movimenti di incidere effettivamente nelle scelte.
E' questo per noi anche l'obiettivo delle primarie: attraverso un confronto serrato, spostare a sinistra, nella direzione di una politica di pace e dell'estensione dei diritti l'asse politico e programmatico dell'Unione.
Senza di questo la sconfitta delle destre sarebbe solo apparente.
E' con questi contenuti e questa ispirazione generale che do la mia convinta adesione alla piattaforma che le associazioni gay, lesbiche e transessuali hanno presentato.
Cordialmente

Fausto Bertinotti

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Vladimir Luxuria: "Io Transgender in Parlamento"

(27/01/2006)   Per le prossime elezioni con Rifondazione Comunista ha deciso di candidarsi anche Vladimir Luxuria.


Roma. Sono stati presentati ieri a Montecitorio i candidati esterni di Rifondazione comunista . Oltre ad Haidi Giuliani , madre di Carlo Giuliani (il ragazzo ucciso durante il G8), Francesco Caruso (leader dei no global napoletani), Maria Luisa Boccia (accesa femminista) Fausto Bertinotti ha deciso di avvalersi anche della candidatura di Vladimiro Guadagno, meglio conosciuto come Vladimir Luxuria . Per mettere a freno gli interrogativi della stampa circa la sua candidatura alla Camera, Vlamidir ha dichiarato: “Sarò transgender in Parlamento” e qualora fosse eletta sa già come presentarsi, niente giacca ma nemmeno pailettes perché, ha dichiarato la stessa Vladimir Luxuria, "mi attende un lavoro di responsabilità e impegnativo".
La candidatura di Vladimir Guadagno da parte di Rifondazione non è piaciuta alla Margherita, ma Bertinotti ha invitato tutti sull'argomento a "ragionare sulle esperienze concrete e non sulle idiosincrasie personali".

Fonte: ApCom
giovanni.molaschi@gay.tv

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Onorevole Luxuria
Dal marciapiede a Montecitorio: così un transgender ha sfondato in politica
venerdì 03 febbraio 2006 , di L'Espresso

di Alessandro Gilioli

I commessi di Montecitorio, che forse nella vita credevano di averle viste tutte, tra un po' di settimane dovranno aprire i portoni ottonati del palazzo a un onorevole drag queen transgender e buddhista che si è prostituito per dieci anni sulla Casilina. Ma Vladimiro Guadagno detto Vladimir Luxuria, 40 anni, attore, capolista di Rifondazione a Roma, non è una qualsiasi Cicciolina tracimata in politica per amor di avanspettacolo: attivista dei diritti omosessuali, editorialista di 'Liberazione' e di Radio Capital, appassionato di Shakespeare e laureato in Letteratura straniera (110 e lode, con una tesi su Joseph Conrad), assicura la massima serietà nel nuovo ruolo, promette che alla Camera non molesterà nessun collega ("Sono tutti così brutti") e ambisce a una poltrona in commissione Cultura. Senza rinnegare nulla del suo passato turbolento e della sua vita da 'fata ignorante' nei vicoli underground del Pigneto, a Roma. Chi è Vladimir Luxuria? "Sono nato a Foggia, in un quartiere popolare. Mamma aveva 18 anni, è rimasta incinta e ha fatto un matrimonio riparatore. Papà era un camionista, nostalgico del Duce ed elettore di Almirante. A 12 anni ho capito che mi piacevano i ragazzi, allora sono diventato chierichetto e ho deciso che da grande avrei fatto il prete". Scusi, non vedo il nesso. "L'ambiente in cui sono cresciuto considerava inaccettabile l'omosessualità. Così quando io ho scoperto la mia, ho cercato di reprimerla diventando prete". Quant'è durato il tentativo? "Qualche anno. Più che altro mi piaceva mettermi quelle vesti lunghe e nere, piene di pizzi.". E poi? "Un giorno ero in sacrestia con un ragazzo un po' più grande di me a sistemare i paramenti. Nell'armadietto del prete abbiamo trovato una damigiana di vino per la Comunione, ce lo siamo bevuto e ci siamo sbronzati. è arrivata così la mia iniziazione sessuale. Parrocchia di Santa Lucia, a Foggia". Fine della sua carriera ecclesiastica. "Sì, mi sentivo terribilmente in colpa e mi sembrava ipocrita continuare a servire messa. Ma ho tenuto il segreto a lungo. Anni dopo ho saputo che a Foggia c'era una piccola comunità omosessuale che si ritrovava vicino alla stazione e ho iniziato a frequentarla, senza dire niente a papà e mamma. La sera uscivo da casa con i trucchi e i vestiti da donna nascosti in un sacchetto di plastica. Mi chiudevo in una cabina telefonica e mi cambiavo, poi andavo dagli amici della stazione. Gente che aveva soprannomi tipo la Sfossata o la Minorenne.". Poi è andato a vivere a Roma. "Sì, per l'università. Qui era già tutto diverso, non c'era la cultura omofobica della provincia. Mi sono avvicinato alla politica, vedevo che a sinistra c'era più tolleranza verso i gay. Ho guadagnato i primi soldi con qualche supplenza, ma volevo fare l'artista". Comè andata? "All'inizio è stata molto dura, non avevo una lira. è così che ho iniziato a prostituirmi. Ma non è che lo facessi tutte le sere. Andavo sul marciapiede quando avevo bisogno di soldi, una o due volte la settimana". Una cosa traumatica? "No, i primi tempi mi piaceva. Non tanto l'atto in sé, quanto l'idea che ci fosse gente disposta a pagare per fare sesso con me. Gay, certo, ma anche molti padri di famiglia che dopo il rapporto mi raccontavano dei loro problemi con la moglie. Con alcuni siamo rimasti amici, ci sentiamo ancora adesso. In ogni caso, ho smesso di prostituirmi quando non ne ho avuto più bisogno". Oggi con il teatro e le sue varie collaborazioni guadagna abbastanza bene? "Sui tre o quattromila euro al mese, dipende dalle stagioni". Che cosa le ha lasciato l'esperienza del marciapiede? "Una grande sensibilità verso quel mondo. In Parlamento farò una proposta di legge a favore delle prostitute e dei loro clienti, stupidamente demonizzati. Bisogna creare in ogni città un parco, un'area attrezzata e protetta, dove siano distribuiti preservativi e girino dei poliziotti a garantire la sicurezza di tutti, professioniste e clienti". è il suo programma elettorale? "Non solo, naturalmente. Mi batterò prima di tutto per i Pacs, una tappa fondamentale per l'emancipazione dei gay. E poi per la legalizzazione delle droghe: liberalizzando quelle leggere e garantendo la distribuzione controllata dallo Stato di quelle pesanti". Lei ha preso droghe? "Sì, certo: acidi, cocaina, pasticche. Tutto tranne l'eroina. Ma adesso sono anni che non mi faccio più nemmeno una canna". Sarà il primo deputato transessuale.. "Transgender, prego. I transessuali hanno cambiato sesso, io non mi sono mai operato. Transgender significa essere solo al di là dei due generi sessuali tradizionali". Che cosa pensa di Ratzinger? "Mi sembra molto oscurantista e pericoloso. Da quando c'è lui, l'ingerenza della Chiesa è diventata spudorata, dalla fecondazione artificiale alla legge 194, fino agli stessi Pacs. Per fortuna ci sono tanti cattolici che non la pensano in quel modo". La sua candidatura ha fatto venire il mal di pancia ai moderati dell'Unione. Mastella l'ha definita 'una ridicola Cicciolina'. "Veramente Cicciolina era una pornostar, mentre io non mi sono mai spogliato in pubblico in tutta la mia vita. Quanto al resto, secondo me ridicolo è chi fa politica solo per se stesso, senza pensare a migliorare l'esistenza della gente". Lei è credente? "Da tempo mi sono avvicinato al buddhismo. Pratico qui a Roma, nel tempio che c'è in fondo alla via Nomentana. E faccio parte dell'Arcobalena, un'associazione di gay e transessuali buddhisti". Adesso che con ogni probabilità diventerà onorevole, i suoi genitori che le dicono? "Ah, sono molto contenti. Mio padre mi ha promesso che non voterà più a destra. E mamma mi ha chiesto se tra un po' mi faranno pure papa.".

(L'Espresso del 03/02/2006)

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Pacs: De Simone (PRC), Unione rispetti impegno preso. No a cancellazione del termine "orientamento sessuale"
03/02/2006 Ansa

''Esprimiamo preoccupazione per le resistenze che si sono manifestate al tavolo dell'Unione sul punto che riguarda le unioni civili. L'impegno che l'Unione ha preso deve essere rispettato''
Roma - ''Esprimiamo preoccupazione per le resistenze che si sono manifestate al tavolo dell'Unione sul punto che riguarda le unioni civili. L'impegno che l'Unione ha preso deve essere rispettato''. Lo afferma Titti De Simone, capogruppo di Rifondazione Comunista in commissione Cultura alla

Camera e componente della segreteria nazionale di Arcilesbica, in merito al confronto emerso ieri al tavolo dell'Unione che lavora alla stesura della sintesi del programma.

''Consideriamo assai rilevante - sottolinea la parlamentare - l'accoglimento di questo tema nel programma dell'Unione nei termini in cui si e' espresso, cioe' di un riconoscimento giuridico di tutte le coppie di fatto, e per questo siamo contrari a riduzioni o edulcorazioni della formulazione gia' concordata da tutta l'Unione nel tavolo sulla giustizia coordinato da Giuliano Pisapia. In particolare, la cancellazione del termine 'orientamento sessuale' proposta dalla Margherita non puo' essere considerata una limatura stilistica, noi pensiamo conclude De Simone - che questo termine sia una importante esplicitazione nella vita concreta di migliaia di donne e di uomini''.

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Pacs, sarà necessario ancora batterci e mobilitarci
La vera ambiguità è nella politica.
Ma io non mi arrendo
Liberazione del 12/02/2006     
Vladimir Luxuria
Tante volte mi sono sentita etichettare come “persona sessualmente ambigua”, nonostante io sul mio orientamento sessuale abbia le idee molto chiare. Ho scoperto invece che l'ambiguità dimora altrove: nella politica. L'Unione ha varato il suo programma e, così come ha dichiarato Prodi, solo una piccola parte, tra le tante pagine, ha suscitato qualche discussione più accesa. Per evitare eufemismi diciamo pure che durante la riunione sui “Pacs” Bertinotti ha perso la sua calma serafica e ha dato prova di urla da tenore, Rutelli era come Ambra collegata a Boncompagni ai tempi di “Non è la Rai” e non è difficile immaginare da chi prendeva le direttive, Bonino è andata via sbattendo la porta. Noi siamo solo una piccola parte di un folto programma secondo Prodi ma capaci di scoprire le carte che si sono giocate su quel tavolo: Rutelli ha fatto di tutto per far fallire le unioni civili, un muro ideologico vaticano-dipendente per escludere del tutto dal programma ogni riferimento al tema in discussione. A questo punto c'erano solo due possibilità: far fallire il programma e regalare questo Paese a cinque anni di governo di centro-destra o cercare di ottenere quanto più possibile. Il risultato è stata una formulazione che ha fatto infuriare tutto il movimento glbt, Arcigay e Arcilesbica in testa. Anche il mondo dell'editoria è deluso e arrabbiato: Giovanni Dall'Orto di “Pride” dichiara che «le candidature non hanno più un ruolo di portavoce ma di un bruciante tappo di un vulcano». Il punto che ci ha delusi è stato il mancato riconoscimento giuridico dei gay, lesbiche e trans come relazioni, coppia, persone capaci di fare tessuto sociale; si riconoscono (come voleva la Margherita) solo i diritti delle singole persone: come dire «come individui gay possiamo garantirvi ma non in quanto potenzialità di nucleo familiare». L'ambiguità nasce invece dal fatto che per la prima volta in un programma viene definita l'unione civile: «al fine di definire natura e qualità di una unione di fatto non è dirimente il genere dei conviventi né l'orientamento sessuale; va considerato piuttosto quale criterio qualificante il sistema di relazioni (sentimentali, assistenziali, e di solidarietà, di mutualità e di reciprocità) la loro stabilità e volontarietà». La vera ambiguità è che da una parte non ci si vuole discriminare in quanto singole persone (e destinate a una solitudine triste ma garantita dallo Stato) dall'altra si dice che in una unione non è “dirimente” (termine preso dal diritto canonico che vuol dire “non è motivo che proibisca o infirmi la volontà di matrimonio”) né il genere né l'orientamento sessuale. Inserire “orientamento sessuale” è stata una conquista non da poco conto, vuol dire che oltre al genere, quello anagrafico secondo uno schema binario uomo-donna c'è anche l'orientamento, si includono quelle varianti che non sono mai eccedenze, ovvero l'omofilia e il transgenderismo. Con Titti De Simone abbiamo a lungo ragionato su quanto sia successo, insieme abbiamo firmato una dichiarazione: «La chiusura e l'arroccamento di un parte del centrosinistra sul tema delle coppie di fatto è un atto di grave responsabilità politica che ha pesantemente condizionato il raggiungimento di una mediazione di reale sintonia con il popolo dell'Unione e la società civile. Hanno prevalso culturalmente e simbolicamente il tradizionalismo cattolico, l'ideologia, gli steccati elettoralistici agitati da più parti. La formulazione del programma non fa riferimento alle unioni civili e appare così ambigua da lasciare il campo a diverse soluzioni legislative, non escludendo in questo senso nemmeno i Pacs. Sarà necessario ancora batterci e mobilitarci fortemente, rimanendo legati alle associazioni glbt, affinché l'Unione non deluda questa domanda di civiltà». Sono sicuramente delusa e anche triste, ma non mollo, né intendo perdere grinta e determinazione; spero solo di non essere lasciata sola dai movimenti in un momento difficile dove la strada è più in salita e il punto di partenza arretrato. C'è chi si turava il naso una volta, oggi c'è da aprire gli occhi e ricordare cosa c'è dall'altra parte: il centro-destra che abbiamo conosciuto in questi cinque anni che non solo non ci avrebbe mai concesso quel poco che c'è nel programma ma che con l'arricchimento culturale dell'apporto di Forza Nuova costituisce una minaccia per la nostra vivibilità.
da

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BERTINOTTI: "HO GIà CEDUTO SUI PACS ORA NON SI RIDISCUTE L´ALTA VELOCITà"
Il segretario di Rifondazione blinda il compromesso: il programma è chiuso, decideremo in futuro
lunedì 13 febbraio 2006 , di la Repubblica
Passo indietro sulle unioni Sul riconoscimento giuridico della coppia è stato fatto un passo indietro. Capisco chi è deluso

caruso, binetti e luxuria Se si critica una persona come Luxuria, avrei anch´io dubbi su altri. Non lo faccio per rispetto

di GOFFREDO DE MARCHIS

ROMA - «Non alzare bandiere». Perché finiscono per «oscurare i progressi che si sono fatti nel programma dell´Unione». Fausto Bertinotti lo dice alla presidente del Piemonte Mercedes Bresso che protesta per la Tav «sbianchettata» dalle 279 pagine del progetto. «Sono contrario agli atti di forza e al dibattito in po´ teatrale che rende tutto discutibile. Il programma è chiuso, varato e firmato. Non è che uno alza la mano e ci rimettiamo a scrivere. Né io né la Bresso possiamo riaprire unilateralmente problemi che non sono stati affrontati. A oggi, con gli elementi di conoscenza a disposizione, non è matura una decisione. Poi, varrà il metodo che Prodi si è dato: dialogo, partecipazione, confronto». E lo dice alla Margherita e alla Rosa nel pugno che sembrano, dai Pacs alla scuola privata, riallargare il solco tra laici e cattolici all´interno della stessa alleanza.

Rutelli e la Bonino stanno creando due poli nell´Unione a partire dai temi religiosi ed etici. Il Prc da che parte sta?

«Non penso che l´Unione possa essere descritta a secondo dei criteri di una polarizzazione tra laici e cattolici. E´ una cosa che appartiene agli anni ‘50. Siamo semmai davanti a un fenomeno nuovo, l´interventismo delle gerarchie vaticane, al quale dobbiamo dare risposte nuove. C´è una latitudine laica attraversata da molte correnti diverse. Non me la sentirei, per esempio, di definire neo guelfi Amato e Ferrara che pure considerano ciò che si sviluppa, oggi, nel campo confessionale è più interessante di quello che avviene nell´area laica. E anche sui temi della scienza non esistono solo due posizioni, esiste una terza cultura, quella della precauzione. Che fa pesare il valore della persona di fronte ai progressi della scienza. E non dimentichiamo che siamo in una società molto religiosa nella quale il rischio di conflitti va ben al di là del motto "libera Chiesa in libero Stato". Adesso al centro si pongono i rapporti di convivenza. Voglio dire che ormai i confini sono estremamente mobili. Meglio partire dai problemi specifici».

I Pacs.

«C´è stato l´attacco molto aspro delle gerarchie vaticane che ha investito le forze politiche del centrosinistra. Ed è inutile nasconderlo, la Margherita si è fatta portavoce di quelle gerarchie mettendo in discussione l´approdo comune. Poi si è raggiunto un compromesso».

Che la Rosa nel pugno respinge.

«Appartengo al partito di quelli che quando raggiungono un compromesso lo difendono. Il programma dell´Unione ha un netto profilo riformatore. E il compromesso realizzato sui Pacs era necessario. Delle due l´una: o quello oppure avremmo dovuto cancellare dal programma la questione delle coppie di fatto. Sarebbe stato un danno gravissimo, avremmo affidato un problema della società alla libertà di coscienza dei singoli».

Ma non sente anche lei le proteste degli omosessuali?

«Non nascondo alcuni elementi negativi e capisco chi considera quell´accordo insoddisfacente. Sul riconoscimento giuridico della coppia è stato fatto un passo indietro. Ma vedo anche il lato positivo per la cultura del paese. Noi abbiamo risposto alla domanda «cosa sono le coppie di fatto per l´Unione». E abbiamo detto che non dipendono dal genere, cioè riguardano direttamente le coppie di omosessuali, né dall´orientamento sessuale facendo entrare nella cultura civile transessuali e transgender. Quale atteggiamento dovrebbero avere le forze riformatrici di fronte al compromesso? Quello di buttare tutto per aria? Non penso. L´atteggiamento giusto è non alzare bandiere».

Lei è per l´abolizione dei finanziamenti pubblici alla scuola privata?

«Lo considero un obiettivo assolutamente irrealistico. La gerarchia dei problemi va orientata diversamente. Non si può, d´acchito, cancellare quello che è avvenuto fin qui per le scuole parificate. Bisogna lavorare sulla centralità dell´insegnamento pubblico, sulla sua espansione, ma abrogare i finanziamenti alle private non incide sull´asse fondamentale della scuola che noi vogliamo riformare. E non è proprio il caso di oscurare tutti i risultati ottenuti nel programma».

La Margherita non vuole il no-global Caruso. A lei piace la futura candidata di Dl, Binetti, presidente del comitato scienza e vita, che è imbarazzata all´idea di sedersi accanto a Luxuria?

«Sono per la reciprocità. Non accetto osservazioni sulle candidature dei partiti. Se viene criticato un intellettuale di peso e una bella persona come Vladimir avrei diritto anch´io a sollevare i miei dubbi. Non lo faccio per rispetto».

All´Eliseo, quando è salito sul palco, la gente gridava unità. Come ha raccolto quel messaggio?

«Nella sinistra italiana c´è una parte d´Italia che se potesse ci cancellerebbe dalla faccia della terra e poi ci sono tanti cittadini che invece considerano importante il nostro ruolo. Poi sì, naturalmente c´è anche l´unità. Un appello che va ascoltato. Ma se a Rifondazione si chiede di diventare il gendarme dei movimenti, respingo la richiesta e la rinvio al mittente. Per me i movimenti sono la benzina nel motore dell´Unione».

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COMUNICATO STAMPA RIFONDAZIONE COMUNISTA DEL 20/02/2006 h.12.24

INCONTRO DI FAUSTO BERTINOTTI CON I PRESIDENTI DI ARCIGAY E ARCILESBICA

Oggi Fausto Bertinotti ha incontrato Francesca Polo, presidente di Arcilesbica e Sergio Lo Giudice, presidente di Arcigay. All'incontro hanno partecipato anche l'On. Titti De Simone e Vladimir Luxuria, candidate per Rifondazione Comunista alle prossime elezioni politiche.
Nel merito delle questioni che le associazioni hanno posto in relazione al programma dell'Unione sulle unioni civili, il segretario di Rifondazione Comunista ha svolto le seguenti osservazioni:

1. Rifondazione Comunista prende atto e condivide il malessere e la delusione delle associazioni e del movimento GLBT per il compromesso raggiunto sul tema delle unioni civili che sul punto qualificante del riconoscimento giuridico della forma di relazione ha subito un passo indietro.
2. Ritiene, però, che il punto maggiormente negativo sarebbe stato rappresentato dalla eliminazione del tema delle unioni civili dal testo dell'accordo programmatico che impegna tutta l'Unione, per restituire la questione alla libertà delle singole forze politiche e a mera questione di coscienza. Tale circostanza avrebbe determinato la derubricazione del tema delle unioni civili dall'agenda del futuro governo dell'Unione, mettendo seriamente a rischio la sua possibilità di essere affrontata nel corso della prossima legislatura.
3. Il punto di compromesso, nel mentre contiene un arretramento sul principio del riconoscimento della relazione, contiene un punto dinamico sul riconoscimento dei diritti e delle prerogative delle persone in quanto fanno parte dell'unione civile. Riteniamo che si debba agire in questa direzione per determinare un avanzamento che riconosca effettivamente diritti esigibili non solo dentro la relazione ma nei confronti dei terzi e della società.
4. Chiediamo che l'Unione assuma, prima del voto, un impegno esplicito a varare, entro i primi cento giorni del futuro governo, un disegno di legge di iniziativa governativa sui diritti connessi alla partecipazione a una unione civile con le caratteristiche sopra descritte.
5. Rifondazione Comunista ritiene che tra tali diritti debbano esplicitamente rientrare i seguenti: opponibilità ai terzi degli accordi patrimoniali tra i partner (regime patrimoniale della coppia); eredità (acquisizione dei diritti spettanti al coniuge previsti in materia di successione legittima in assenza di testamento); disciplina previdenziale e fiscale (compresa la reversibilità della pensione); tutela in caso di separazione (le parti possono stabilire le conseguenza economiche in caso di separazione o rivolgersi al giudice in caso di disaccordo); permesso di soggiorno per il partner extracomunitario, se residente in Italia, e cittadinanza se l'unione civile dura da almeno 5 anni; non discriminazione nell'accesso al lavoro (parità con le altre coppie nelle graduatorie occupazionali e nei concorsi pubblici); diritti sul lavoro (congedi lavorativi, esoneri e dispense dal servizio militare, costituzione di impresa familiare); assistenza al partner (assistenza ospedaliera e penitenziaria, decisioni relative alla salute in caso di incapacità); successione nel contratto di affitto e diritto di permanenza nell'abitazione nel caso di morte del partner contraente. Questi punti sono dirimenti per la determinazione della qualità dei diritti e delle prerogative da assegnare alle persone che costituiscono una unione di fatto e su di essi Rifondazione Comunista si impegnerà in maniera determinata .
6. Riteniamo che una iniziativa politica e una battaglia culturale debbano essere rilanciati per l'apertura di una fase di riforme per il riconoscimento dell'uguaglianza di fronte alla legge di tutte le cittadine e i cittadini indipendentemente dal loro orientamento sessuale e dalla loro identità ed espressione di genere e per il superamento di pregiudizi e discriminazioni. In particolare, riteniamo necessaria l'assunzione di una iniziativa legislativa generale di azioni positive contro le discriminazioni , per la salute e il benessere delle persone glbtq, per la modifica della legislazione sul cambiamento di sesso e sul tema del riconoscimento giuridico delle forme di relazione.

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Bertinotti: nei primi 100 giorni ddl su unioni 21/02/05 (da gay.it)
'Condivido il malessere e la delusione delle associazioni e del movimento gay per il compromesso raggiunto sul tema delle unioni civili': così il segretario del Prc, Fausto Bertinotti.

ROMA - 'Condivido il malessere e la delusione delle associazioni e del movimento gay per il compromesso raggiunto sul tema delle unioni civili': così il segretario del Prc, Fausto Bertinotti, alla delegazione di Arcigay e Arcilesbica, che lo hanno incontrato oggi insieme alla deputata Titti De Simone e a Vladimir Luxuria, entrambe candidate per Rifondazione alle prossime elezioni politiche.

Bertinotti, riferendosi alla parte del programma dell'Unione riguardante le unioni civili, ha parlato di 'passo indietro' per poi aggiungere, però, che sarebbe stato ancor più negativo se il tema fosse stato eliminato dal testo dell'accordo, lasciando la questione alle singole forze politiche e alla libertà di coscienza, perchè questo avrebbe 'seriamente messo a rischio la sua possibilità di essere affrontata nel corso della prossima legislatura'.

Il punto di compromesso, ha detto Bertinotti, se da una parte segna 'un arretramento sul principio del riconoscimento della relazione, contiene un punto dinamico sul riconoscimento dei diritti e delle prerogative delle persone in quanto fanno parte dell'unione civile'. E' in questa direzione, ha spiegato, che bisogna agire, e per questo Bertinotti chiede che 'l'Unione assuma, prima del voto, un impegno esplicito a varare, entro i primi cento giorni del futuro governo, un ddl di iniziativa governativa sui diritti connessi alla partecipazione alle unioni civili'. Diritti fra i quali, secondo il leader del Prc, debbono rientrare: l'opponibilità ai terzi degli accordi patrimoniali tra i partner; eredità; disciplina previdenziale e fiscale, compresa la reversibilità delle pensioni; tutela in caso di separazione; permesso di soggiorno per il partner extracomunitario, se residente in Italia, e cittadinanza italiana se l'unione civile dura da almeno 5 anni; diritti sul lavoro; assistenza al partner; successione nel contratto d'affitto e diritti di permanenza nell'abitazione in caso di morte del partner. Su questi punti, ha insistito Bertinotti, 'Rifondazione si impegnerà in maniera determinata'.

Infine, il segretario del Prc ha reso noto che il suo partito ritiene 'necessaria l'assunzione di una iniziativa legislativa generale di azioni positive contro le discriminazioni, per la salute e il benessere delle persone glbt (gay, lesbiche, bisex e transessuali) e per la modifica della legislazione sul cambiamento di sesso e sul tema del riconoscimento giuridico delle forme di relazione'.

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Bertinotti affronta i dubbi di gay e lesbiche: «Siamo con voi, con voi possiamo vincere» (da Liberazione del 1 marzo 2006)
Forse l'appuntamento più difficile. Perché è il punto più dolente del programma, perché in questo caso il compromesso è più evidente. Perché le attese erano enormi, perché su quelle attese, su quegli obiettivi s'è costruito un movimento. Che ha saputo dialogare con la politica, con i partiti. Con Rifondazione. Poi, però, a conti fatti nel programma dell'Unione, nel paragrafo sulle unioni civili si parla di estendere i diritti individuali. Delle persone. Ma non c'è il riconoscimento delle unioni civili. Niente Pacs, insomma. Ed allora, il confronto si fa duro, difficile. Ma si fa, comincia.
Ed è cominciato proprio ieri pomeriggio, in una sala del Centro Cavour, a Roma. Fausto Bertinotti, Titti De Simone, Wladimir Luxuria e Saverio Aversa, responsabile delle “cultura delle differenze” del Prc, hanno incontrato i rappresentanti di decine di associazioni, e organizzazioni dei glbtq, gay, lesbiche, bisessuali, transgender e queer.
Un incontro non facile. Dove la polemica a volte lambisce la propaganda. Per altri partiti. Come nel caso di Helena Velena che dà dello stalinista a Bertinotti, mitigato da un altro aggettivo «fricchettone». Si avventura in ragionamenti sul perché Rifondazione abbia ceduto su questo punto, e non su altri. Come per esempio nella difesa dei metalmeccanici. «Potevate dire: senza i nostri voti non battete Berlusconi. Se non ci sono i Pacs usciamo dall'alleanza». E propone questa lettura: è un prezzo che avete scelto di pagare per avere il benestare ad entrare nel governo. Meglio allora, dice, la Rosa nel Pugno, gli unici ad aver accettato le nostre proposte.
Ma non tutto è così. Certo, l'amarezza è un dato costante. Bilanciata da una valutazione politica: la comincia a fare Antonello Dose, di Arcobalena, la continueranno a fare tanti dell'Arci Gay e dell'Arci Lesbica. E la farà, ripetendo quasi le stesse parole di chi l'ha preceduto, anche il segretario di Rifondazione, Bertinotti. «Non si può esercitare un ricatto, una pressione su un problema come quello che riguarda il mandare a casa il governo delle destre». Spedire Berlusconi, le sue politiche, la sua cultura omofobica e di guerra all'opposizione è una «necessità». Anche di questo movimento, di questi movimenti. Altri cinque anni di destre sarebbero insopportabili per tutti.
Detto questo, però, l'amarezza resta. Come quella del direttore di Pride, Giovanni Dall'Orto. Che non è potuto, né voluto venire all'incontro. Ha mandato la copia del suo ultimo editoriale, nel quale invita a votare Rifondazione. Ma lo fa, scrive, senza entusiasmo. Anche perché – dice – «adesso il nostro segretario si dice addirittura orgoglioso di quel compromesso».
Ma è solo uno degli equivoci che l'incontro riuscirà a diradare. «Scontriamoci – dirà il segretario – confrontiamoci ma evitiamo di fraintenderci. Non ho mai detto d'essere orgoglioso di quel compromesso. Che anzi, dico esplicitamente, come ho sempre detto, abbiamo subito. Ho detto invece d'essere orgoglioso di aver imposto che un governo dell'Unione, di fronte alle divergenze, preveda comunque un suo intervento sulla materia». Si sarebbe potuto fare in un altro modo. Si sarebbe potuto decidere che di fronte ai contrasti, il capitolo venisse derubricato. Tolto di mezzo, rinviato all'autonomia del Parlamento. Ma a Rifondazione sarebbe sembrato assurdo che un governo di svolta, che deve essere di svolta anche sul piano dei diritti, non prevedesse un intervento legislativo su questa materia. Da qui, quel compromesso.
Bertinotti, lo dice subito, non è alla ricerca di facili consensi. Neanche a lui piace quel compromesso. Però da lì si può partire. Perché è vero che leunioni non sono prese in considerazione ma lì, in quel documento, si parla dei diritti degli individui, anche di quelli che fanno parte delle coppie. Diritto alla reversibilità della pensione, diritto alla casa che Bertinotti propone di «esigere» subito. Nei primi cento giorni.
Qualcuno o qualcuna in assemblea dice che «non ci crede più». Uno domanda: «E se entro i primi cento giorni non accade nulla, che fate?». Bertinotti risponde citando la vicenda di Napoli: «Un anno fa, l'amministrazione decise la privatizzazione del bene acqua. Alcuni ci suggerirono di uscire subito dalle giunte. Abbiamo scelto un'altra strada. Quella di sollecitare i movimenti, di entrarvi, di suscitare battaglie e lotte. Un anno dopo, a Napoli s'è deciso che l'acqua resterà pubblica». E' una strada, la più difficile, ma è la strada.
Certo, in questo caso è ancora più impervia. Perché con un lucidissimo intervento, la presidente del circolo Mario Mieli, Rossana Praitano, spiega che il diniego a riconoscere le coppie di fatto non è aggirabile. Perché senza non potrà esserci l'intervento solidale, mutualistico dello Stato a difesa del soggetto più debole. Anche qui, Bertinotti riconosce tranquillamente il fondamento di questa posizione. Eppure, lui con una lunga storia di sindacalista alle spalle, sa che spesso è accaduto che intervenendo sugli effetti si è poi riusciti ad aggredire le cause. E allora, propone di «esplorare strade inedite». Di non fermarsi. Di provare, di riprovarci. Suscitando movimenti. Sì, movimenti che Rifondazione non considera una risorsa in più. Considera lo strumento per cambiare la politica, per renderla capace di aggredire e risolvere i problemi. Anche i problemi delle coppie di fatto.
Altre vie non ne vede. Certo, ci sarebbe quella del gesto di teatro. Per capire: quello fatto da Emma Bonino che all'ultima giornata di trattativa sul programma, ha deciso di andarsene. Sbattendo la porta. Atteggiamento che qualcuno, anche in questa assemblea, ha apprezzato. Ha sbattuto la porta, salvo poi firmare il documento, assieme a tutta la Rosa nel Pugno, quindici giorni dopo. «Ecco - dirà Wladimir Luxuria, che ha parlato in un momento di altissima tensione, dovendo superare la voce anche di chi la accusava di aver cercato una sovraesposizione mediatica – quello non sarà il mio metodo. Perché preferirò sporcarmi le mani, lavorare, utilizzare ogni secondo utile per strappare piccole conquiste che vadano nella direzione giusta. Piuttosto che illudere le nostre comunità, con gesti clamorosi, magari solo alla ricerca di qualche voto in più».
E allora, com'è finita? Forse con le parole di una dirigente dell'Arci lesbica, Celeste. Delusa, come tanti e tante. Amareggiata. Che riporta senza commentare la scelta della sua organizzazione di non impegnarsi in questa campagna elettorale. Avrebbe preferito di più, era convinta di essere ad un passo dall'obiettivo. Invece è ancora lontano. «Ma non scherziamo: di là c'è Tilgher, Fiore, c'è la morte». Nessun governo amico, allora. Ma solo una situazione leggermente più favorevole. Per ricominciare a battersi. In completa «autonomia». La stessa che Bertinotti non solo assicura. Ma chiede: «Il nostro ruolo lo pensiamo così. Capaci di interloquire coi movimenti, da posizioni di reciproca autonomia. Ne va delle sorti della democrazia». O forse finisce con la stessa persona che aveva interrotto il segretario chiedendogli che cosa avrebbe fatto se non fossero stati rispettati neanche questi patti, che rincorre Bertinotti fin nella macchina. «Segretario, quel programma è il minimo. Tieni duro, lo vogliamo entro i primi cento giorni. Auguri».
di Stefano Bocconetti: Liberazione 1 marzo 2006

 

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Bertinotti contestato da Omosex, Hai sbagliato sui PACS
Leader PRC attacca Rosa nel Pugno e alla fine conquista applauso
martedì 28 febbraio 2006 , di ansa

(ANSA) - ROMA, 28 FEB - ''Ho partecipato a diverse riunioni animate, dove il dissenso era evidente, ma in nessuna e' mai mancato il rispetto della persona''. Fausto Bertinotti e' visibilmente infastidito per i toni assunti dal confronto organizzato con l'associazione Gltb (gay-lesbiche-trans-bisex).

Un appuntamento che in agenda doveva portare ad un confronto tra le esigenze del movimento omosessuale e le proposte Rifondazione, ma che per qualcuno degli esponenti del mondo gay si e' trasformato nell'occasione per attaccare frontalmente il leader di el Prc.

Dal mondo omosessuale non vengono risparmiate accuse a nessuno. Vladimir Luxuria, per alcuni icona dell'emancipazione omosessuale, viene definita come una persona ''falsa''. ''Pensi solo ai tuoi interessi - gli urlano dalla platea - per ogni manifestazione in cui hai partecipato hai chiesto sempre un compenso economico''. Dopo Luxuria, ad essere preso di mira e' lo stesso Bertinotti e la politica di Rifondazione in difesa dei diritti degli omosessuali. ''Fausto, hai accettato il compromesso sui Pacs'', e' il rimprovero piu' comune, mentre Imma Battaglia, esponente di Gay project, attacca: ''Siamo delusi dal Prc perche' non si puo' perdere la dignita' delle grandi battaglie''.

Sforando i canonici cinque minuti concessi ad ogni interlocutore, Battaglia ne approfitta per chiedere ironica: ''Vorrei sapere se per Rifondazione i nostri diritti vengono dopo la Tav, le fabbriche e la vittoria contro Berlusconi. Mi viene da chiedere: dove eravate quando si parlava di Pacs?''.

Battaglia attacca il Prc e strizza l'occhio invece ad Emma Bonino, elogiata perche' ''ha avuto il coraggio di sbattere la porta''. ''Questo e' stato un simbolo di fierezza''.

Oltre a posizioni cosi' intransigenti, c'e' anche chi, come l'Arcigay, ''prende le distanze dai partiti e promette di appoggiare singolarmente i candidati che vengono direttamente dal movimento, e cioe' Franco Grillini, Titti de Simone e Vladimir Luxuria''. Sostegno ai singoli, ma non ai partiti, uno su tutti la Margherita di Rutelli definita dai presenti ''il partito della Cei''. ''La Margherita va punita - attaccano dal circolo 'Mario Mieli' - e se alla Camera ci andranno di mezzo anche i Ds, non possiamo farci niente...''.

Il segretario prende appunti, si sovrappone alle voci solo per ricordare che tutti hanno diritto di parlare ed essere ascoltati, ma a sentire l'esaltazione di qualcuno dell'atteggiamento della Rosa nel Pugno proprio non ci sta.

Parlando del compromesso raggiunto sulle unioni civili Bertinotti precisa: ''E' un compromesso di cui non vado fiero.

Ma io ho l'orgoglio di essermi battuto fino alla fine. E' facile - ironizza - andarsene ed alzare poi la bandiera della laicita' per avere qualche voto in piu' ''. Un attacco contro la Rosa nel pugno. Ma poi, ad incontro terminato, il leader del Prc assicura ''di non essere preoccupato'' dalla concorrenza della Rosa.

''Rifondazione - ragiona - ha il suo insediamento''.

Chiuso l'argomento Rosa nel Pugno, davanti ad una platea fattasi improvvisamente silenziosa, il leader del Prc sottolinea come ''il rapporto con i movimenti non debba essere basato sull'imbroglio''. ''Io ho fatto un compromesso - aggiunge - tocca a me districarmi nella vicenda. Non credo nella captazione dei movimenti, essi facciano la loro strada''. Bertinotti poi precisa di non aver fatto nessuna strizzatina d'occhio al mondo omosessuale candidando Vladimir Luxuria. ''Lei - osserva - portera' la sua esperienza cosi' come lo faranno i candidati che vengono dai centri sociali. Questo e' un modo per interloquire con la societa' civile - spiega - partendo da esperienze personali''. Immancabile poi una risposta diretta a Battaglia: ''Cara Imma, non puoi darmi del lei nei giorni feriali e del tu nei festivi. Cosi' e' solo un rapporto strumentale''. L'ultima riflessione Bertinotti la dedica al pericolo di ''un ritorno clericale che riguarda formazioni e fondamentalismi che vorrebbero uno Stato etico. E' una cosa inquietante che porterebbe al regresso della nostra civilta''. Il segretario termina di parlare e scoppia un applauso corale a cui partecipa anche chi prima lo aveva contestato. Prima di andare via Bertinotti si ferma a parlare con chi lo aveva aspramente criticato e, spiegando come si era raggiunto il compromesso sui Pacs, rivela: ''Ma lo sai che per tutto il vertice Rutelli e' stato sempre al telefono con qualcuno a cui leggeva il programma...''. Tra chi aveva polemizzato c'e' anche un militante che forse, un po' pentito, lo raggiunge gli stringe la mano e promette: ''Fausto, manterro' la tessera del Prc. Per ora tra di noi c'e' un'unione di fatto. Aspetto il matrimonio...''.

(ANSA).

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