ASSASSINATA NEL SUO LETTO
IL GIORNO del 11 novembre 2003

 


Una botta in testa. Forse con un vaso di vetro. Uno, due colpi bene assestati e poi la fuga. Probabilmente dopo un rapporto sessuale. Sul letto con pochi vestiti addosso è rimasto un brasiliano di 30 anni, Carlos Alberto do Nascimento in attesa di sanatoria come collaboratore domestico. Dall'appartamento mancano oggetti di valore e questo lascia pensare che potrebbe anche essersi trattato di una rapina. A scoprire il cadavere, ieri pomeriggio verso le 16 in un (quasi) lussuoso condominio di piazza Luigi di Savoia 28, è stato il suo datore di lavoro un cittadino tedesco 38enne che è anche proprietario dell'appartamento dove viveva, pagando regolare canone di affitto, la vittima. E' stato lui stesso ad avvisare la polizia lasciando intendere che fosse successo qualcosa di grave. Per un paio d'ore il tedesco è stato interrogato ed ha spiegato che il brasiliano faceva le pulizie nelle sue case e portava a spasso il suo cane. E basta. Poi è andato via comprensibilmente addolorato. Inizialmente la polizia aveva avuto il dubbio che potesse trattarsi di una morte accidentale, anche perchè l'appartamento sembrava in ordine e la porta chiusa dall'interno.
Esaminando con maggiore attenzione il corpo senza vita del sudamericano invece è risultata evidentessima quella ferita in testa e sul comodino un vaso di vetro con vistose macchie di sangue. Quasi sicuramente si tratta dell'arma del delitto. Un delitto d'impeto, sembra.Quasi sicuramente la vittima aveva avuto poco prima un rapporto sessuale. Con l'assassino? Nessuno è in grado di dirlo in questa fase dell'indagine.
Solo l'armadio a muro era stato messo a soqquadro come se qualcuno cercasse qualcosa. L'assassino potrebbe poi essere uscito dall'ingresso principale chiudendo con le chiavi a doppia mandata e poi essersi dileguato magari dall'uscita secondaria di via Pergolesi.
Il titolare dell'alloggio - figlio di un manager di una grossa ditta tedesca - è anche proprietario di un altro appartamento dello stesso civico, ma è residente in via Casati. Per un paio di giorni - così almeno ha riferito alla polizia - aveva chiamato invano il suo inquilino e domestico senza ottenere alcuna risposta. Insospettitosi era andato a cercarlo in casa. Trovando la macabra sorpresa.
Il portinaio mauriziano interrogato dalla polizia ha asserito di non avere visto o notato nulla di strano negli ultimi giorni. D'altra parte il condominio - sette piani - è occupato prevalentemente da uffici, ditte, studi commerciali di professionisti con un via vai di gente difficile da controllare.
Evidente che il caso è tutt'altro che chiaro. E non può che destare perplessità il fatto che un collaboratore familiare potesse permettersi di vivere in un appartamento di livello medio alto.
di Tino Fiammetta