GENOVA PRIDE 2002

Resoconti e considerazioni riguardo gli eventi di Genova Pride 2002
di Mirella Izzo

Nonostante le fatiche organizzative che ci hanno costretti a qualche cambiamento dell'ultimo secondo nei programmi, quest'anno, le manifestazioni del Genova Pride hanno registrato un salto di qualità (e di quantità) rispetto agli anni precedenti davvero significativi.
Vediamo di analizzarli suddivisi per tema:

  • LA POLITICA:
    Genova non ha mai conosciuto una vera e propria opposizione politica allo svolgimento dei Pride. Sarà per una particolare elasticità mentale dei genovesi o sarà - più probabilmente - per il fatto che i nostri Pride non contemplano "parate" per le strade della città, sta di fatto che nè la Chiesa nè quelle forze politiche tradizionalmente ostili ai nostri diritti ed alla rivendicazione della nostra dignità (ed è questa la traduzione sostanziale e non letterale del termine "Pride") hanno mai fatto una sola dichiarazione "antipride".
    Il che potrebbe portare alla deduzione che Genova sia una città "gay e trans friendly"...
    Le cose non stanno esattamente così. Più semplicemente la Genova, città di mare, aperta storicamente ad ogni sorta di differenza culturale, ha imparato a "vaccinarsi" contro quelle diversità che non ha voluto integrare nel proprio tessuto sociale con una muta diffidenza il cui risultato finale non è una "opposizione urlata" ma una "indifferenza" che nasconde, omette, ignora.
    Questo è probabilmente stato fino a poco tempo fa l'atteggiamento della politica genovese e ligure e delle istituzioni cittadine, provinciali e regionali, nei confronti della realtà gay, lesbica, trans genovese e delle rivendicazioni che nascevano da questo movimento.
    Genova, fino ad oggi ha fatto poco contro le realtà GLBT ma sicuramente non ha fatto nulla a favore.
    L'associazionismo gay e lesbico genovese è storicamente sofferente, debole, minoritario.
    Le Associazioni si sono succedute negli anni con pochi strumenti, poche forze ed un'estrema facilità alla disgregazione.
    E' sempre mancata quella partecipazione di gay, lesbiche e trans alla vita sociale della città, come se si fosse stipulato una sorta di muto "patto" tra le "parti" nel quale la città si impegnava a non porre in atto azioni repressive forti dei comportamenti omosessuali e transessuali in cambio di un'accettazione da parte di gay, lesbiche e trans della marginalizzazione (se non proprio emarginazione come nel caso del "ghetto" trans di vico Croce Bianca), del silenzio, di quella "riservatezza" che è solo un bel nome dato all'ipocrisia ed alla "vergogna".
    Certo Genova, proprio per questa particolarità, è stata anche un interessante laboratorio di produzione culturale gay e lesbica: un esempio su tutti, quel "Tram dei devianti" ispirato da uno degli intellettuali gay italiani più lucide ed apprezzabile, Francesco Pivetta. Ma anche il "Tram", così come l'Arcigay non ci sono più... E poco si può dire della recente "meteora" "Liberi.Tutti", partita con ottime promesse ma infrantasi per ragioni che ci porterebbe lontano cercare di analizzare.
    Resiste invece, tra milla difficoltà e grazie all'impegno ostinato di un piccolo ma coeso "pool" di persone, l'altra storica Associazione gay/lesbica genovese: L'isola che non c'è.
    E, a partire dal 2000, anche la comunità trans genovese si associa in "Crisalide" ed interviene con il proprio contributo culturale e di servizi. Dapprima come "circolo" dell'Arcitrans Nazionale e, a partire dal 1 gennaio di quest'anno, con l'ambizione di porsi come associazione nazionale, legando il proprio nome al "manifesto" AzioneTrans che ha ideato e prodotto.
    Su questa realtà fragile del movimento glbt genovese dovuta a varie cause storiche (noi ne abbiamo affrontata solo qualcuna), si è poi innestata l'indifferenza da parte del Comune, della Provincia e non parliamo poi della Regione...
    Quando, nell'agosto 2000, l'Isola che non c'è ha perso la sua sede sociale, che da qualche mese era condivisa anche da Crisalide, nessun organo politico, amministrazione locale, partito, associazione ha raccolto il nostro grido d'allarme.
    Nessuno ha voluto capire cosa significasse smembrare l'unica realtà associativa glbt a Genova; cosa volesse dire togliere a quei gay, quelle lesbiche, quei e quelle trans che vivevano isolate con mille problemi personali, l'unico punto di accoglienza nel quale poter confrontarsi, uscire dall'isolamento, capirsi fino in fondo e organizzare la propria vita secondo la propria naturale inclinazione.
    Un'indifferenza gentile e fatta di promesse impossibili, ovviamente mai mantenute.
    E così le uniche due associazioni glbt genovesi sono entrambe e da due anni, associazioni nomadi... senza fissa dimora.
    Le strade, qualche gentile ospitalità per i gruppi di auto-aiuto trans, qualche volta persino le nostre case, sono diventate, di volta in volta, le sedi dei nostri appuntamenti organizzativi e sociali. Un'esperienza che probabilmente ci ha anche arricchiti ma che vorremmo finisse presto... Perché viviamo in una sofferenza organizzativa che rischia in ogni istante di far saltare in aria quel poco che c'è.
    E' sembrato che per qualche anno Comune e Provincia chiudessero gli occhi di fronte all'importanza di una presenza associativa glbt ligure che possa fornire quei servizi verso persone che vivono un profondo disagio che mai potranno (e dovranno) essere "gestiti" direttamente dai "servizi comunali e provinciali".
    Poi qualcosa è successo (poco ancora, troppo poco)... Un po' a causa del "World Pride del 2000", un po' per la batosta elettorale presa dal Centro sinistra dopo aver disatteso in tutti i modi anche le più essenziali istanze del movimento glbt (istanze che stanno dentro il trattato di Amsterdam e dentro una infinità di risoluzioni del Parlamento Europeo) hanno fatto almeno capire che una questione GLBT in Italia esiste.
    Siamo convinti che comunque tutto questo non sarebbe bastatato a mutare un minimo l'orientamento della nostra classe politica se, sia a livello nazionale, ma nella fattispecie a livello genovese, non vi fosse stato un "cambiamento di rotta" nelle politiche delle Associazioni GLBT liguri. Abbiamo deciso di "mettere lingua" su tutto quanto potevamo.
    Abbiamo iniziato a partecipare a convegni di ogni sorta (progetto Equal, progetto anti trafficking sulla prostituzione, ecc.), "martellando" letteralmente il nostro uditorio sulla rilevanza del disagio sociale che tocca le persone glbt. Ci siamo fatti conoscere con proposte concrete e fattibili, con una analisi dei temi trattati originale e puntuale. Per due anni consecutivi abbiamo poi tenuto uno degli stand più visitati, colorati e accoglienti della Festa provinciale dell'Unità ed in questi giorni ci stiamo accingendo ad organizzare la nostra terza partecipazione consecutiva.
    Sempre nell'ambito delle feste dell'Unità provinciale, abbiamo organizzato, ogni anno, dibattiti importanti e tra i più partecipati dell'intera festa.
    Forse anche noi associazioni glbt risentiamo dell'influenza caratteriale genovese. Abbiamo fatto tante buone cose senza essere capaci di darne l'adeguato risalto mediatico.
    La sommatoria di questi comportamenti ha fatto sì che il gigante della politica iniziasse dapprima ad accorgersi della nostra esistenza e successivamente a
    d apprezzare il nostro "portato" culturale e politico.
    A parte qualche scambio informale di idee con Provincia e Comune però, fino a quest'anno nulla di concreto o almeno di progettuale è accaduto.
    Ma quest'anno - tentiamo di sbilanciarci - qualcosa sta cambiando.. almeno nelle intenzioni.
    Il tutto inizia con la grande assemblea che il Comune di Genova ha voluto organizzare con l'associazionismo genovese in vista di Genova 2004... In quell'occasione, il nostro intervento, con il nostro contributo culturale ed una proposta concreta di "eccellenza" per Genova (il progetto di un Centro permanente di cultura, informazione, supporto ed assistenza per le persone trans, gay, lesbiche, bisex e intersessuate) ha attirato l'attenzione del comitato organizzatore di Genova 2004, del pubblico e dei media.
    Per la prima volta, quest'anno, un assessore comunale (Luigi Borzani) ha partecipato ad una nostra conferenza del Genova Pride 2002 ed in quell'occasione, da parte del Comune, vi è stata la prima proposta concreta verso le nostre associazioni: la formulazione di collaborazioni "pattizie" (ovvero noi facciamo un servizio, il comune ci offre gli strumenti) sulle tematiche GLBT (e non -come una volta accadde - il patteggiamento di una nostra sede con l'impegno da parte nostra della pulizia dei giardini circostanti).
    Avremo modo di verificare il passaggio dalle intenzioni alle cose concrete e lo faremo con il massimo spirito di collaborazione. Ed in ogni caso non mancheremo di informare su quello che accadrà...
    Ma l'interesse della "politica" nei nostri confronti non si è fermata al solo Borzani. In un altro dibattito, Lella Trotta, responsabile del coordinamento donne dei DS, ci ha portato il suo saluto e soprattutto la richiesta di aderire alla prossima manifestazione di protesta contro la legge in discussione in parlamento sulla "procreazione assistita". Un'adesione che non abbiamo esitato un secondo a dare con piena convinzione.
    Se una lezione dobbiamo trarre da questo inizio di collaborazione è che per fare comprendere le problematiche di vita delle persone gay, lesbiche e trans, non basta parlarne... è necessario diventare un "soggetto politico" capace di dire la sua su tutti i temi sociali che attraversano la città e lo stato. Questo fatto ci consente di accreditarci una credibilità che diventa poi spendibile per le nostre specifiche tematiche.
    Sinceramente non vi è stato calcolo politico per attirare l'attenzione della politica sul nostro movimento, al contrario è stato un processo di crescita che si è sviluppato naturalmente in tutta Italia e in molte parti del mondo (basti vedere l'impegno glbt in tutti i movimenti a favore dei diritti civili).
    Questo processo di crescita è stata una risposta alla marginalizzazione che abbiamo dovuto subire, un riscatto di ORGOGLIO sulla nostra capacità di essere - nonostante tutto - costruttori di progettualità sociali di interesse collettivo.
  • I MEDIA
    Dopo il World Pride 2000 di Roma l'interessa dei media nei confronti delle tematiche GLBT ha avuto un improvviso sussulto a livello nazionale. Meno a Genova. L'unico spazio mediatico per parlare del nostro movimento in quell'anno ci fu dato da TeleCittà, che ci ha dedicato un'intera trasmissione in prime time con Vittorio Sirianni.
    Sempre quell'anno, alla conferenza stampa del pride genovese 2000, si presentò un solo giornalista (Repubblica-Lavoro) che scrisse un articolo che preferiamo dimenticare. Una differenza però l'abbiamo notata un anno dopo il World Pride. All'annuale conferenza stampa sul pride genovese tutti i giornali e le tv locali (con l'eccezione di RAI 3 Regionale) sono venute alla nostra conferenza stampa. Quest'anno, ancora, l'attenzione ha contagiato persino il TG3 regionale e, contrariamente all'anno precedente, gli articoli hanno presentato nella sua completezza il programma degli eventi (dibattiti e festa).
    Il rapporto con i media non è facile per le associazioni di volontariato perché spesso gli interessi sono contrapposti: i giornali cercano "la notizia", le associazioni cercano di far passare "le informazioni, i servizi, ecc.".
    Certo è che sono uno strumento essenziale per farci conoscere e dovremo imparare ad utilizzarlo, senza "essere usati" ed "usare".
    Il rapporto con i media cittadini resta comunque un tema "caldo" e non ancora risolto.
    Il pride ed altre iniziative GLBT a Genova riescono a catalizzare un pubblico piuttosto vasto e attento, ben oltre quanto potrebbe immaginarsi basandosi sulla "pubblicizzazione" data dai nostri "media" o sulle nostre (povere) affissioni.
    E' interessante notare che i nostri appuntamenti, spesso volutamente ignorati dai giornali e tv locali, vedano presenze ben più persone di quante non se ne vedano in altro genere di iniziative ben più "coperte" mediaticamente.

  • LA CITTA'
    Possiamo dire con certezza che questo del 2002 è stato il primo Pride al quale ha partecipato anche la cittadinanza... Certo non masse oceaniche, ma una sicura inversione di tendenza rispetto a dibattiti e conferenze precedenti che vedevano l'esclusiva partecipazione delle persone direttamente interessate alle problematiche.
    Una media di 70 persone, con una punta di oltre 80, ha partecipato ai nostri dibattiti.. Un numero mai raggiunto nelle edizioni precedenti.

    Alla festa allo Zapata abbiamo (circa 450 persone) abbiamo potuto poi verificare una presenza sempre più composita. Gay e lesbiche come sempre, ma anche un significativo incremento della presenza trans e di persone non GLBT che avevano però voglia di starci vicino, di divertirsi e ballare insieme a noi..
    Molti sono stati i "feedback" positivi che ci sono giunti dai partecipanti.
    Costante invece l'assenza dei media.
    L'ultimo appuntamento del pride, la presentazione del libro "Tra le rose e le viole" di Porpora Marcasciano, vicepresidente del Movimento Identità Transessuale, ha visto andare a ruba le 20 copie del libro che avevamo provveduto ad ordinare.
    Numeri che possono anche sembrare piccoli a chi non conosce la realtà genovese, la media dei libri venduti alle presentazioni promosse da autori di letteratura "non popolare" o politica.

"Anche per quest'anno è andata", ci siamo detti, semplicemente guardandoci in faccia, la sera dell'11 luglio, ultimo giorno del nostro Pride, perfettamente consapevoli di aver dovuto lavorare in una precarietà e scarsità di mezzi economici da "paura"...
Chissà che per il 2003, e ancor di più per il 2004 - anno in cui Genova sarà capitale europea della cultura - non si riesca a lavorare con qualche risorsa in più.
Per chi ha voglia di rilassarsi guardando "le figure", è disponibile una piccola rassegna fotografica del Genova Pride 2002

Mirella Izzo
Genova 20 luglio 2002