Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 154 del 5/6/2002
(Episodi di discriminazione motivati dall'orientamento o dall'identità sessuale nel mondo del lavoro - n. 2-00335)
PRESIDENTE. L'onorevole Titti De Simone ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00335 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, la mia interpellanza prende spunto da un nuovo caso di discriminazione sul lavoro motivata dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere, balzato all'attenzione delle cronache nazionali qualche settimana e riguardante due lavoratrici della provincia di Asti. Il caso ha suscitato la mobilitazione di tutte le organizzazioni omosessuali e transessuali italiane e l'attenzione di molti mezzi di informazione.
Mi riferisco ad un episodio molto grave consumato ai danni di un'operatrice socio sanitaria di una cooperativa specializzata nell'assistenza ai malati di Alzheimer, la quale si è vista non rinnovato il contratto t
rimestrale di lavoro dopo aver dichiarato il proprio orientamento sessuale sul posto di lavoro. La sua compagna, anch'essa operatrice socio sanitaria, dopo questo coming out, è stata posta in congedo forzato per 20 giorni, senza stipendio e senza alcuna motivazione.
Quelli che ho testé denunciato non sono casi sporadici, ma rappresentano gli ennesimi casi di discriminazione e testimoniano del trattamento al quale le persone omosessuali e transessuali sono frequentemente sottoposte, nel nostro paese, nel mondo del lavoro.
I casi di mobbing e di discriminazione a causa dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere sono oggetto, da anni, di una battaglia condotta dalle associazioni e dagli uffici nuovi diritti della CGIL, che hanno raccolto ed hanno seguito, attraverso le camere del lavoro, numerosi casi come quelli da me denunciati e stanno portando avanti una campagna per il riconoscimento di esplicite norme - contro le discriminazioni motivate dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere - che possano costituire uno strumento efficace di tutela per tutte quelle lavoratrici e tutti quei lavoratori omosessuali e transessuali che sono oggettivamente esposti, più di altri lavoratori, a mobbing, a discriminazione, ad esclusione, a rallentamento di carriera e a licenziamento indotto.
È evidente e sappiamo tutti che nel nostro paese nessuna persona omosessuale o transessuale può essere licenziata sulla base del proprio orientamento e della propria identità di genere, ma il meccanismo è molto più strisciante, perché l'orientamento sessuale e l' identità di genere, a fronte di un vuoto legislativo che espone queste persone oggettivamente ad una situazione di maggiore rischio e di discriminazione, diventa comunque lo strumento per esercitare una pressione di carattere psicologico, che spesso spinge questi lavoratori e queste lavoratrici ad un autolicenziamento, ad un'esclusione e spesso ad un allontanamento dal posto di lavoro. Oppure, quando subiscono esplicite situazione di mobbing, discriminazione o di rallentamento di carriera, non utilizzano spesso e volentieri tutti quegli strumenti di carattere sindacale che ad oggi sono in vigore.
In questi anni, nel nostro paese, abbiamo assistito ad una discussione ampia, svoltasi anche in questo Parlamento spesso in modo contraddittorio, acceso ed ambiguo. Ci sono diverse proposte di legge, depositate sia alla Camera sia al Senato, che introducono una normativa antidiscriminatoria nel nostro ordinamento giuridico, riguardanti l'orientamento e l'identità di genere, proprio per risolvere queste situazioni di grave disagio e per seguire quell'orientamento che l'Europa si è data in modo chiaro su questo terreno. Infatti, oggi, la maggior parte dei paesi europei che ha recepito il trattato di Amsterdam, in particolare l'articolo 13, hanno recepito nel proprio ordinamento giuridico delle norme antidiscriminatorie, hanno recepito quel nodo fondamentale rappresentato dalle direttive del Parlamento europeo che tende a rimuovere tutte quelle cause che, oggettivamente, creano elementi di discriminazione tra cittadini e cittadine. E tra queste cause l'orientamento e l'identità sessuale rappresenta oggi una di quelle prioritarie.
Allora, in questo quadro, vista l'assenza di intervento del Parlamento in questi anni e visto anche che cosa si muove all'orizzonte, visto che con le proposte del Governo sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori si intravede una prospettiva di maggiore rischio e di esposizione di questi lavoratori e di queste lavoratrici a situazioni di precarietà e di discriminazione, noi chiediamo al Governo quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere o promuovere da qui ai prossimi mesi per contrastare concretamente queste cause di discriminazione motivate dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere, in recepimento del trattato di Amsterdam ed, in particolare, in previsione dell'attuazione della direttiva europea n. 2000/78/CE del Consiglio, che il nostro paese si troverà a dover recepire da qui a poco tempo e che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento nel mondo del lavoro e nell'occupazione per tutti i cittadini europei.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, onorevole Grazia Sestini, ha facoltà di rispondere.

GRAZIA SESTINI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con riferimento all'episodio di discriminazione richiamato dall'onorevole Titti De Simone nel presente atto parlamentare rappresento quanto è emerso dagli accertamenti effettuati dalla direzione provinciale del lavoro di Asti. Il signor Giuseppe Tione iscritto nelle liste dei lavoratori disoccupati presso il centro per l'impiego di Villanova d'Asti è stato assunto dalla cooperativa sociale Coesis per essere adibito alle funzioni di operatore socio assistenziale.
L'assunzione è avvenuta, con contratto di lavoro a tempo determinato, per il periodo dal 1o febbraio 2002 al 30 aprile 2002. Il contratto è stato debitamente sottoscritto dallo stesso signor Giuseppe Tione, il quale ha preso atto dell'iscrizione del suo nominativo al libro matricola ed ha espresso il consenso al trattamento dei dati personali per le finalità inerenti l'assolvimento degli obblighi in materia di lavoro. Il rapporto di lavoro si è svolto fino alla scadenza del contratto e, in data 2 maggio 2002, è stato restituito al lavoratore il libretto di lavoro con l'indicazione esatta della data di inizio e termine del rapporto di lavoro. La firma per ricevuta sul documento di restituzione è stata posta dal Tione ma con il nome di Emanuela. Il 20 maggio 2002 è pervenuta alla direzione provinciale di Asti un'istanza, a firma Giuseppe Tione, con la quale il medesimo chiede che sia esperito il tentativo obbligatorio di conciliazione presso la direzione provinciale del lavoro, reclamando nei confronti della società cooperativa Coesis il mancato rinnovo del contratto di lavoro «per motivi di discriminazione di natura sessuale». La convocazione delle parti dinanzi alla Commissione provinciale di conciliazione è stata fissata per il prossimo 19 giugno.
Per quanto riguarda, invece, il caso della lavoratrice Martinelli, compagna di Tione, dagli accertamenti svolti dalla direzione provinciale del lavoro di Asti risulta che il suo rapporto di lavoro non è stato mai risolto e che la stessa non abbia, di conseguenza, instaurato alcuna vertenza. A giudizio della direzione provinciale del lavoro competente, almeno in quest'ultimo caso, non sembrerebbe esservi alcun obiettivo riscontro.
Per quanto riguarda l'aspetto normativo sono, attualmente, all'esame del Parlamento diversi disegni di legge sul fenomeno del cosiddetto mobbing ed è in fase di elaborazione, presso il Ministero del lavoro, un testo unificato. Vorrei far presente, inoltre, che il Governo, in base a quanto previsto dalla legge comunitaria per il 2001, è delegato a recepire, con decreto legislativo, la direttiva 2000/78/CE del Consiglio, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione di condizioni di lavoro.
Da ultimo, faccio presente che il Ministero per le pari opportunità, anche in considerazione di quanto disposto dall'articolo 13 del trattato di Amsterdam, ha istituito, con decreto ministeriale 18 gennaio 2002, un gruppo di studio - denominato: sessualità, discriminazione ed integrazione sociale - allo scopo, principalmente, di procedere alla disamina delle problematiche di carattere istituzionale e normativo discriminatorie in relazione alle tendenze sessuali, nonché all'elaborazione di proposte dirette a rimuovere ogni causa di discriminazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Titti De Simone ha facoltà di replicare.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario ma ritengo non soddisfacente la risposta data in quanto lei, signor sottosegretario, sostanzialmente ha ripetuto elementi di cui io sono già conoscenza; conosco bene le dinamiche di questa vertenza lavorativa e, tra l'altro, vorrei farle presente che la signora Paola Martinelli ha intrapreso una vertenza attraverso la Camera del lavoro di Asti ed è stata reintegrata nel posto di lavoro, mentre Emanuela Tione, che è una persona transessuale, ad oggi, non ha ancora ottenuto il rinnovo del suo contratto di lavoro. Naturalmente la vertenza sta procedendo, ne vedremo i risultati. Ritengo, tuttavia, che l'atteggiamento tenuto da questo Governo, ed anche da Governi precedenti, in ordine agli impegni politici, sia del tutto insufficiente ed estremamente inconcludente.
Tra l'altro, lei ha parlato della presentazione di un testo unico su questi temi. Ebbene, a questo punto le chiederei di farmi comprendere esattamente quali siano le intenzioni concrete del Governo affinché una normativa di questo tipo possa essere approvata, in quanto soltanto poche ore fa in quest'aula ho presentato un emendamento alla legge Bossi-Fini sull'immigrazione - si trattava di un'integrazione all'articolo 43 del testo unico - che tendeva ad introdurre, nella normativa antidiscriminatoria presente in quel testo, anche le questioni che attengono all'orientamento e all'identità sessuale tra la casistica discriminatoria (si tratta di un articolo che si applica non solo ai cittadini stranieri che richiedono asilo politico o che si trovano nella condizione di rifugiati, ma che si estende anche ai cittadini italiani). Ebbene, quell'emendamento è stato respinto dalla Camera, con un comportamento del tutto omogeneo da parte delle forze della maggioranza.
Mi sembra che questo sia l'ennesimo, chiaro segnale, se mai ce ne fosse bisogno, di un orientamento, di un'idea molto precisa che il Governo e la maggioranza hanno rispetto alle condizioni concrete delle persone omosessuali. Vorrei ricordare che il ministro Maroni, non più di qualche settimana fa, parlando delle politiche di sostegno alla famiglia, ha affermato che l'unico intervento in tal senso di cui il Governo potrà farsi carico riguarderà le coppie regolarmente sposate, disconoscendo il fatto che nel nostro paese esistono, oggi, milioni di coppie di fatto che vengono considerate di serie B in quanto il paese ed il Parlamento non si sono mai presi la briga di intervenire per riconoscere garanzie e tutele anche a tali famiglie. Mi sembra quindi evidente, per una serie di ragioni, nonché per altri casi e situazioni in cui abbiamo avuto modo di confrontarci con le forze della maggioranza su tali temi, che le intenzioni rispetto al riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali sono di segno completamente negativo.
Vorrei tra l'altro precisare che in Italia esiste un problema specifico che riguarda le persone transessuali: il cambio del nome anagrafico. Penso che poterlo consentire prima e, eventualmente, anche in assenza di una rettifica della propria identità sessuale attraverso operazioni chirurgiche - così come avviene in tutti i paesi più avanzati e civili di Europa - rappresenti un elemento assai importante, su cui lavorare e sviluppare un discorso politico anche in Parlamento. Si tratta, infatti, di persone che vivono quotidianamente sulla propria pelle situazioni di gravissima discriminazione che non possiamo certamente nascondere. Rifondazione comunista sta lavorando ad una proposta di legge che possa consentire questo tipo di soluzione su un modello tedesco; il fine, lo ribadisco, è quello di consentire il cambiamento dell'identità anagrafica per le persone transessuali che non hanno completato il percorso di cambiamento della propria identità di genere.
Rimane pertanto un complesso di lacune da colmare. Di contro, qualcuno nell'ambito del Governo e della maggioranza propone addirittura di normare le manifestazione gay, lesbiche e transessuali per i diritti civili che, in Italia, si svolgono tutti gli anni. Tra pochi giorni, sabato, a Padova, si terrà la manifestazione nazionale del gay pride. In quella città - retta da un sindaco di destra - si è assistito ad uno scontro molto duro, ed addirittura la giunta ha vietato l'utilizzo degli spazi comunali alle associazioni che organizzano questa manifestazione. Nel contempo, è stata però autorizzata la manifestazione di Forza nuova, che si svolgerà contemporaneamente al corteo delle associazioni e delle organizzazioni omosessuali.
Nella sua maggioranza di governo vi è chi ha proposto di intervenire in termini legislativi per normare e regolare la possibilità di svolgimento di manifestazioni di questo tipo nel nostro paese. Credo che le nostre preoccupazioni e quelle delle associazioni dei diritti civili siano del tutto fondate. È evidente che questo paese sarà nelle condizioni - che lo voglia o no - di dover prima o poi recepire, per fortuna, una serie di normative europee, come la direttiva n. 2000/78 del Consiglio, cui facevamo riferimento prima, che necessariamente introdurrà nel nostro ordinamento giuridico elementi di tutela e di garanzia per le persone omosessuali.
Tuttavia, questo sarà un po' il calice amaro che le forze integraliste di questo paese dovranno necessariamente bere, considerato il fatto che stare in Europa significa anche condividere processi di avanzamento democratico e di affermazione dei diritti di cittadinanza che il contesto europeo si è dato e che il nostro paese - nel quale in questo momento regna una situazione di ingerenza continua delle forze più integraliste di destra - certamente farebbe a meno di recepire.
Tuttavia, rimane il problema riguardante gli strumenti di cui anche in sede istituzionale ci si era in qualche modo dotati nella passata legislatura. Si trattava di strumenti minimi, non sufficienti, e certamente non corrispondenti alle richieste avanzate dalle associazioni omosessuali, concernenti il riconoscimento delle norme antidiscriminatorie. Al Ministero delle pari opportunità - sottosegretario, lei lo ricordava prima - sono state smantellate (perché di questo si tratta) entrambe le commissioni istituite nella precedente legislatura - mi riferisco alle commissioni diritti e libertà e identità di genere - per fare spazio ad una commissione (di cui non si conoscono bene le funzioni e le progettualità) che, sembra, dovrebbe occuparsi in generale di problemi legati alle minoranze o alla cittadinanza. Tutto ciò avviene senza che ovviamente sia stato mai detto chiaramente, alle persone che in precedenza facevano parte di questi gruppi di lavoro, quali fossero le ragioni per cui, sostanzialmente, quei progetti venivano annullati per l'intera legislatura.
Pertanto, vi sono segnali visibili e concreti di arretramento da parte di questo Governo, e della sua maggioranza e dichiarazioni minacciose, a volte, davvero anche al limite delle regole di dialettica civile e di rispetto delle differenze; naturalmente, anche nello scambio politico può succedere che gli accenti si pongano in modo sbagliato, ma ricordiamo bene che il vice Premier pochi anni fa (mi sembra un anno fa) dichiarò pubblicamente che, a suo avviso, gli omosessuali non avrebbero dovuto insegnare nelle scuole italiane perché, probabilmente, non erano degni di questa funzione. È evidente, quindi, che vi sono tendenze e culture apertamente discriminatorie anche tra le file di questa maggioranza di Governo.
Naturalmente, continueremo - e concludo - a fare pressione sul Parlamento e su tutte le istituzioni affinché in questo paese si compia un concreto avanzamento nel riconoscimento dei diritti di cittadinanza delle persone omosessuali e transessuali. Continueremo a farlo, anche attraverso la difesa dei diritti di cittadinanza universali, come quello previsto dall'articolo 18, che volete sottrarre ai lavoratori, ma che naturalmente rappresenta per tutti i lavoratori e le lavoratrici una battaglia che ci unirà nelle piazze di questo paese e nelle aule di questo Parlamento. Ciò, infatti, perché rappresenterebbe davvero un gravissimo attacco alle regole di cittadinanza ed ai principi sociali e fondamentali di questo paese. Quindi, continueremo a fare questo lavoro...

PRESIDENTE. Onorevole De Simone...

TITTI DE SIMONE. .... di pressione, naturalmente, sperando - e concludo - che prima o poi questo paese possa smettere di essere il fanalino di coda dei processi democratici dell'Europa.