TRANSAMERICA
09/02/2006

 

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LO STORY BOARD

Bree è una transessuale che vive nella periferia di Los Angeles. Fa due lavori e cerca di risparmiare per pagarsi l'ultimo intervento, quello che la renderà definitivamente una donna. Un giorno riceve una telefonata da New York. All'altro capo del filo c'è un giovane delinquente, Toby, alla ricerca del padre mai conosciuto. Bree si rende immediatamente conto di essere la persona che il ragazzo sta cercando, nato da un rapporto occasionale avuto tanti anni prima, quando era un uomo. Ciò nonostante, non vuole prendersi la responsabilità di un figlio. Ne parla con il suo terapista che lo consiglia di cercare il ragazzo e di guardare in faccia il suo passato prima di affrontare l'operazione decisiva. Così Bree prende il primo aereo per New York e va a tirare fuori di galera suo figlio. Il ragazzo pensa che la strana donna che si trova davanti sia una missionaria cristiana impegnata nel recupero di quanti si sono allontanati dalla via di Gesù. Bree non fa nulla per chiarire l'equivoco, ma si spaventa del fatto che il ragazzo abbia la ferma intenzione di ritrovare il padre. Inizia così il loro viaggio lungo l'America alla volta di los Angeles, alla ricerca di loro stessi e del loro rapporto

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SCHEDA DEL FILM

Regia: Duncan Tucker

Cast: Felicity Huffman, Kevin Zegers, Graham Greene

Genere: Commedia drammatica

Nazionalità: USA

Festival Internazionale di Berlino 2005 – Miglior Film “ Sezione Panorama”

Tribeca Film Festival 2005 – Miglior attrice

Deauville Film Festival 2005 – Migliore Sceneggiatura

Un ragazzo disadattato vive di espedienti per le strade di New York. Il suo desiderio più grande è trovare il padre mai conosciuto. Ma l'incontro tanto sognato lo metterà di fronte alla più inaspettata delle rivelazioni: il padre non è più l'uomo che lo ha concepito, ma un transessuale in procinto di sottoporsi all'intervento definitivo per diventare donna.

Felicity Huffman , vincitrice dell'Emmy per la serie TV Desperate Housewives , recita la difficile parte del padre transessuale.

Sito ufficiale www.transamerica-movie.com

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RECENSIONI E COMMENTI

Altro che Lapo, Transamerica scuote il Vecchio Continente
Da Desperate Housewives ai... Transamerica, una delle casalinghe più famose del mondo si converte in modo sorprendente.

Felicity Huffman infatti è la protagonista del primo film di Duncan Tucker che sta scuotendo molto il pubblico mondiale.
Per ora confinato all'esposizione nei grandi Festival - Londra, Zurigo, Vienna, Berlino - europei, ma se tutto filerà liscio finirà nelle grandi sale internazionali (In USA è già nel circuito delle sale NdR).
Non è solo lo scandalo Lapo a tener banco in Italia. E' il fenomeno dilagante dei trans che fa parlare il globo. Nelle sue sfaccettature più complesse.
Un film che fa riflettere. E racconta la storia di Stanley, un transessuale che sta per compiere l'ultimo passo per diventare Bree, donna a tutti gli effetti.
Un mutamento che però conosce molti problemi quando dal passato di Stanley si fa vivo un figlio diciasettenne (e ribelle) che non sapeva di avere.
Un viaggio on the road li aiuterà a conoscersi davvvero, ma l'incontro sarà difficile e tormentato...
(tratto da Affari Italiani)

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LA RECENSIONE DELLA CHIESA AMERICANA

Premessa: dopo le recenti e scontatissime polemiche vaticane sul film Brokeback Mountain (vincitore del Golden Globe e del Leone d'Oro) che racconta la storia di due Cow Boys gay, sta per uscire in Italia un altro film che sicuramente farà parlare e "scalderà" l'anima medioevale della Curia Centrale. Transamerica parla infatti in toni decisamente morbidi della storia di una transessuale. Felicity Huffmann che ha interpretato "Bree" la trans della storia ha appena vinto il Golden Globe per l'interpretazione. In attesa di conoscere a che livello saranno gli strali sul film dell'accolita papale, può risultare interessante leggere come la Chiesa Americana, decisamente più aperta in tema di diritti civili, ma costretta all'obbedienza, ha recensito il film. Come avrete modo di capire anche voi, al povero David DiCerto il film è quasi certamente piaciuto e tutto il suo testo è un continuo rimbalzare fra il racconto empatico del film e la posizione ufficiale che la Chiesa (e i suoi fedeli) devono tenere. Una recensione che ufficialmente proibisce, ma di fatto invoglia anche i cattolici a vedere il film. Scommetterei un penny che in Italia i toni saranno decisamente più duri.
Ecco qui per voi come ce lo racconta la Catholic News Service americana.

Catholic News Service, USA
Recensione film

Transamerica

di David DiCerto
Catholic News Service
traduzione dall'inglese: Androgyne boy

NEW YORK (CNS) -- Come nucleo centrale, "Transamerica" (Weinstein) esplora il tema dei legami familiari, delle connessioni interpersonali e dei disagi genitore-figlio, ma con un'interpretazione non convenzionale e moralmente discutibile: il genitore qui è un uomo transessuale pre-operazione.

Più conosciuta per il suo ruolo nel telefilm di prima serata "Desperate Housewives", Felicity Huffman interpreta il protagonista Stanley "Bree" Osbourne, un uomo californiano che desidera ansiosamente essere una donna.

Nonostante abbia già messo in atto i primi passi per apparire più femminile - vestendo come una donna, usando una voce più effettata e prendendo dosi giornaliere di estrogeni - Stanley non ha ancora affrontato l'operazione che completerà la sua metamorfosi anatomica.

Alla vigilia dell'operazione di "riattribuzione di sesso", una notizia bomba cade su di lui: quando si trovava al college ha messo involontariamente al mondo un figlio, Toby (Kevin Zegers), ora teenager arrabbiato in fuga che lavora come prostituto sulla strada, e arrestato a New York con l'accusa di possesso di droga.

Su consiglio del suo psicologo (Elizabeth Pena), che rifiuta di dare il via libera all'operazione finchè i problemi con il ragazzo non saranno risolti, Stanley vola a New York e paga la cauzione, mantenendo la sua identità paterna segreta presentandosi come un benefattore Cristiano.

I due si mettono in viaggio verso ovest, e l'intenzione di Stanley è di scaricare Toby - la cui madre è morta - presso il patrigno del ragazzo nel Kentucky (da cui, all'insaputa di Stanley, Toby è fuggito).

Ma Toby ha altri piani; vuole andare a Hollywood per sfondare nell'industria porno, mettendosi alla ricerca nello stesso tempo del suo padre biologico, inconsapevole di quanto la soluzione sia vicina.

Il melodramma subentra quando i due cominciano a prendere confidenza l'uno nell'altro durante il viaggio attraverso il paese, per finire sulla porta di casa dei discordi genitori di Stanley (Burt Young e Fionnula Flanagan), che ovviamente Toby non sa essere i suoi nonni.

La Huffman presenta una performance credibile ed emotiva, trasmettendo con onestà e pathos il profondo senso di angoscia e confusione patito da Stanley. Dall'altro lato Zegers (una sorta di Leonardo di Caprio dai capelli castani) non sfigura come co-protagonista.

Il regista Duncan Tucker maneggia con sobrietà, umanità e una buona dose di delicatezza e humor una tematica delicata. Ma il ritratto positivo che il film dà del transessualismo è inequivocabilmente incompatibile con gli insegnamenti della chiesa sulla sessualità umana e sull'identità di genere.

Inoltre, la procedura di cambio di sesso di Stanley è in conflitto con le prescrizioni cattoliche contro le "amputazioni volontarie, le mutilazioni e sterilizzazioni" pronunciate nel catechismo della Chiesa Cattolica.

Lontana dalla patologia, la decisione di Stanley è mostrata come una scelta positiva e salutare verso l'autorealizzazione. Normalizzando la "disforia di genere" di Stanley, Tucker mette in luce solo superficialmente il confluire di problematiche emozionali e psicologiche di fondo che hanno portato Stanley alla sua alienazione sessuale. 

Assumendo un tono di approvazione, Tucker dà al transessualismo non solo legittimazione ma anche il benestare divino, facendo dichiarare a Stanley che "Gesù mi ha fatto in questo modo, così che io possa soffrire e rinascere come lui ha fatto". Coloro che non concordano con l'elasticità di genere di Stanley sono relegati nel ghetto dello stereotipo, presentati come ignoranti (Toby prima dell'illuminazione) o intolleranti e di mente ristretta (la madre di Stanley, una cristiana conservatrice che non lo supporta nella sua decisione).

Aldilà di un tema che molti troveranno parecchio indigesto, due scene in particolare ci lasciano perplessi. La prima coinvolge un momento di "crying game", dove il "segreto" anatomico di Stanley è svelato mentre lui urina. Ancora più disturbante e meno giustificabile è la scena in cui Toby - inconsapevole delle implicazioni incestuose - si offre a Stanley (l'apertura è coerente con un personaggio emozionalmente ferito, che sembra incapace di esprimere affetto in modalità non sessuali).

Il titolo del film si apre a multiple interpretazioni: il viaggio "attraverso" (trans) l'America; il filo conduttore della transessualità; e la trasformazione di Stanley dalla concentrazione su di sè all'assunzione di responsabilità.

Ma ancora, nonostante "Transamerica" in effetti sostenga la tolleranza e la compassione, la tesi del film che la sessualità è malleabile non è compatibile con il punto di vista cattolico.

Come la locandina scrive, "la vita è più della somma delle sue parti". Abbastanza vero. Tuttavia, alterare solo quelle parti non cambia chi sei nel profondo.

Il film presenta un ritratto amichevole della transessualità, un incontro omosessuale e altri elementi gay nel plot, nudità frontale e posteriore, droga, una scena di urinazione, così come un uso frequente di linguaggio crudo e sessualmente esplicito, oltre che profanità.

La classificazione dell'Ufficio USCCB per Film & Broadcasting è 0 = moralmente offensivo. La valutazione della Motion Picture Association of America è R - ristretto. Gli spettatori sotto i 17 anni richiedono la compagnia di un genitore o altro adulto.

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Dicerto è nello staff dell'Ufficio per Film & Broadcasting della U.S. Conference of Catholic Bishops.

Copyright (c) 2006 Catholic News Service/USCCB. All rights reserved.

http://www.catholicnews.com/data/movies/06mv008.htm

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NOSTRA RECENSIONE IN ANTEPRIMA NAZIONALE di Monica Romano

Uscendo dalla sala dove è stato trasmesso in anteprima nazionale il film "Transamerica", ho provato una sensazione piacevole e liberatoria.
I titoli di coda alle mie spalle, i giornalisti ed i loro commenti attraverso i quali cercavo di farmi strada... Bree è una di noi, pensavo.
Quasi non riuscivo a credere che Felicity Huffman, l'attrice che interpreta Bree, in realtà sia una donna biologica, una "genetica", come usiamo dire noi trans, nel nostro "gergo".
Non mi ha dato la sensazione di essere il solito attore/attrice che si cimenta nel ruolo della transessuale.
Non ho avvertito quella differenza, quella distanza. La consapevolezza, per capirci, che loro sono loro e noi siamo noi.
Loro.
Ovvero registi, sceneggiatori, attori, scrittori, artisti... pur sempre osservatori esterni, a volte morbosi, altre crudeli, altre in buona fede ma comunque incapaci di capire, di capirci davvero.
Noi.
Delusi dall'ennesimo film, libro, spettacolo teatrale, prodotto che specula sulla nostra condizione senza rappresentarci nemmeno un po'.
Questa volta non mi è successo.
Bree è una di noi.
Si barcamena fra due lavori, cameriera e operatrice di telemarketing. La transizione costa. Non vive in un mondo lontano, misterioso, distante per il pubblico in sala. Lavora e vive del suo stipendio, come molti spettatori che a giorni vedranno questo film.
Non è femme fatale. Ha più l'aspetto di una madre di famiglia. Al punto da potersi "far passare" per una missionaria cristiana quando si presenta in carcere per pagare la cauzione al figlio avuto 17 anni prima da un'avventura.
L'ironia, l'autoironia caratterizzano questo film. Ma parliamo di humor, non del solito ammiccare/alludere becero, volgare, ossessivamente riferito al sesso.
Humor che richiede una certa attenzione per poter essere colto e ridere davvero di gusto.
Le relazioni famigliari sono il tema centrale della storia.
L'affetto negato la chiave di lettura.
"Vorrei solo che vedessero chi sono davvero", dice Bree, riferendosi ad una madre ottusa e castrante, preoccupata per i vicini e per ciò che potrebbero dire o pensare.
Tutt* noi vorremmo essere vist*, vissut* per ciò che siamo davvero.
La nostra essenza è celata, il nostro modo di essere sono trasfigurati agli occhi di chi abbiamo vicino da definizioni, categorie, regole implicite, diktat culturali e - non ultimo - un corpo che non ci rappresenta.
La lotta di Bree affinché la sua famiglia d'origine - la madre tanto ottusa ed il figlio ritrovato - sappiano superare tutti questi ostacoli è la lotta di tutte le persone t*. 
Questo film così delicato sà rendere questa lotta e le sofferenze che comporta comprensibili anche ad un pubblico profano e distante dalle nostre problematiche.
Un vero traguardo.
Per questo consiglio caldamente la visione di questo film, incrociando le dita e augurandomi che raggiunga un gran numero di persone, che abbia il meritato successo nelle sale, e che Felicity Huffman riceva l'oscar per la sua straordinaria interpretazione.
Monica Romano
Crisalide AzioneTrans onlus

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RECENSIONE CRITICA DELL'ATTIVISTA AMERICANA RACHEL C. THOMPSON (Esclusiva di Advocate.com del 1 giugno 2006)

Transamerica trascende il problema?

Una donna transessuale pensa che ci siano molte cose sbagliate nel film di Felicity Huffman ora disponibile in DVD: la scienza è inaccurate, l'abbigliamento fuorimoda, e gli stereotipi frequenti.
Ciononostante, c'è sempre qualcosa nel film che tocca il cuore.


di Rachel C. Thompson
traduzione dall'inglese: Davide Tolu

(An Advocate.com exclusive posted, June 1, 2006)

Quasi tutto ciò che si vede nei film, nella stampa, o in TV riguardante le persone transessuali è in qualche modo fuorviante, sesazionalistico o negativamente stereotipato. Il film Transamerica non fa eccezione.

Eppure alle persone transessuali generalmente il film piace. Sono così abituate al trattamente negativo e disinformato con cui i media trattano la comunità che quando qualcosa di remotamente positivo appare, lo accolgono a braccia aperte. Come se fosse una grande vittoria della verità- Ma in ogni rappresentazione del transessualismo, i media non possono fare a meno di incantare il pubblico con il sensazionalismo.
Nessun programma di intrattenimento è efficacemente corretto su questo argomento così complesso. Gli articoli di giornale spesso hanno una tendenza a svilire l'informazione o sbagliano usando i pronomi e la terminologia. Gli spettacoli televisivi da Oprah e Montel Williams fino ai documentary ei teelgiornali si focalizzano sull'effetto shock del transessualismo piuttosto che sulla sua umana quotidianità.
Anche Transamerica assume una lista di stereotipi intesi a shockare e sbalordire lo spettatore.
Parlando del film, le persone trans diranno certamente che Transamerica gli è piaciuto e che è una buona cosa per la Comunità T.
Ma se si insiste, verrà fuori che ci sono anche parti che non sono piaciute.
Le tre critiche principali al film sono: la superficialità nella rappresentazione del percorso di transizione, gli stereotipi non realistici, e il fatto che non sia una donna transessuale ad interpretare il ruolo principale.
Quasi tutte le persone trans sono attori per necessità. Prima della transizione, la maggioranza deve far finta di essere qualcuno che in realtà non è. Alcune, una volta che riescono a `passare' ricominciano a recitare vivendo in modalità "stealth"(nascondendo il proprio passato, NdT), come mostra il film.
Ma vivere `stealth' è una scuola di pensiero vecchia, uno stereotipo che attende dietro la curva. Sempre più persone trans oggi vivono inserite e conosciute come trans dalle persone non trans. Sempre meno sono quelle che transizionano e poi fuggono lontano per cominciare una nuova vita.
Questa modalità sta diventando rara nella nostra era della super informazione, e sempre meno necessaria per la sopravvivenza man mano che –seppur lentamente- le leggi antidiscriminazione che includono il transgenderismo si stanno diffondendo nel Paese.

Esistono già persone trans che lavorano nel mondo dello spettacolo come attori, cantanti, intrattenitori, modelli e musicisti. Trovare un'attrice transessuale non sarebbe molto difficile. Forse che Hollywood ha fatto una audizione a Kate Bornstein or Namoli Brennet?
Non ci pare. Se ci fosse stato un pubblico appello per un attore transessuale, una folla di contendenti avrebbe risposto alla chiamata. Invece ad interpretare il ruolo della transessuale preoperazioni è Felicity Huffman, una donna genetica. Ha fatto un lavoro fantastico nel recitare la part di una trans degli anni '70.
Ma il film è ambientato ai giorni nostri.
Comprensibilmente, sono necessari alcuni stereotipi per delineare questa storia, ma c'è troppa disinformazione sul transessualismo in questo film.
Alcuni elementi della relazione terapeutica rappresentata nel film sono molto al di fuori degli "Harry Benjamin Standards of Care," o delle normali procedure ed etiche terapeutiche. Per esempio, la sessuologa, Margaret (interpretata da Elizabeth Peña), non avrebbe potuto frenare la paziente sulla base delle questioni irrisolte inerenti la recente scoperta di Bree di avere un figlio, soprattutto non quando mancano poche settimane all'operazione di riassegnamento di sesso. I chirurghi negli Stati Uniti e in Canada richiedono in grande anticipo una lettera d'autorizzazione, ben prima che l'operazione sia programmata. Anche i chirurghi in Thailandia, dove non si richiedono autorizzazioni, hanno bisogno di avere prenotazione in anticipo per programmare le operazioni. Nella realtà una terapista non potrebbe e nemmeno vorrebbe fermare Bree dal sottoporsi all'operazione.
Inoltre, il personaggi maschile del medico ritratto nel film è ben fuori dalle principali correnti psicologiche, e non rappresenta i correnti standard di diagnosi e trattamento. Oggi il transessualismo non è visto dalla medicina come una patologia o un disordine mentale, e i professionisti della psicologia accettano e comprendono le realtà scientifiche, mediche e psicologiche del transessualismo di gran lunga molto di più di quanto è mostrato nel film. Quella scena è gravemente dannosa per la comunità T quanto il The Jerry Sprinter Show (programma televisivo statunitense, NdT) ed è altrettanto poco realistica.

Bree dimostra varie modalità stereotipate che sono ben lontane dalla quotidiana realtà della comunità trans contemporanea. Il suo modo di vestire non è normale per una transessuale che ha vissuto a tempo pieno come donna per più di un anno, ha avuto almeno 300 ore di elettrolisi (che di solito dura anni) ed è stata in terapia per così tanto. Bree potrebbe essere la tipica persona che transiziona 30 o più anni fa ma non oggi.
Bree è stata vestita e costruita come una stereotipata e attempata cross-dresser (che utilizza solo l'abbigliamento per apparire donna, NdT) che preferisce l'abbigliamento popolano della sua gioventù, non una persona pronta per una operazione di riconversione sessuale nel mondo moderno. Le donne transessuali di oggi generalmente appaiono e vestono proprio come ogni altra donna. Quante donne si vedono per la strada vestite come la donna tutta chiesa del "Saturday Night Live"? (altro spettacolo televisivo statunitense, NdT).
Per inserirsi nel tessuto sociale o nascondere la propria peculiarità è necessaria una capacità di adattamento. Bree invece spicca come una luce al neon con la sua mise anni '50. E' troppo giovane per vestirsi così.

Un altro grande problema è nella trama. Il figlio di Bree, Toby (Kevin Zegers), in quanto marchettaro dovrebbe essere in grado di riconoscere Bree come transessaule da chilometri di distanza, dal momento che lei attraversa gli stessi territori che sono frequentati da prostitute transessuali e travestiti.
Per questo motivo, non sarebbe così facile imbrogliare una persona nella posizione di Toby come nella scena del party a casa dell'amica trans, che era poco realistica e poco caratteristica di una riunione di donne trans. Lo stesso dialogo del gruppo è tipico dello humor sensazionalistico di Hollywood, ma fuorviante.
Eppure, a dispetto dell'aver rinforzaro stereotipi utilizzando la disinformazione, Transamerica è un film che fa più bene che male, perché è ben scritto, ben recitato e rende umani I personaggi principali. Una buona fiction è possible solo grazie a personaggi credibili che sperimentano conlflitti della vita reale, cose in cui tutti possono identificarsi.
Infine, Transamerica è un film su relazioni, rivelazioni, perdite e guarigioni. Le vite dei protagonisti sono atipiche ma la loro umanità è universale. Il messaggio più importante di Transamerica's al grande pubblico sulla comunità T è che anche le persone trans sono esseri umani. Transamerica trascende le linee superficiali del genere sessuale e raggiunge le profondità del cuore umano.
Un pubblico che si aspetti un film educazionale lo troverà poco informativo. Ma questo è un film viscerale con una grande lezione sulla diversità umana, e ci riesce mostrando un arcobaleno di colori.

Rachel Thompson è una donna transessuale, scrittrice e attivista
socio-politica LGBT.

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