Progetto Accessibilità trans:
Transfobia e discriminazione

La violenza, la discriminazione e l'odio accumulato sulle persone di genere diverso è un errore enorme. Questo bigottismo si fermerà solo quando il resto di "noi" sarà capace di accettare i nostri stessi conflitti di genere e focalizzare i nostri stessi pregiudizi riguardo il sesso biologico e i ruoli sessuali sociali.
- Pat Califia (1997, p 10)

TRANSFOBIA E GENDERISMO

La discriminazione nei confronti delle persone transgender (e quelle viste come trasgressive rispetto ai ruoli di genere) è diffuso in questa società. Sia che veniamo sempre chiamati al maschile quando siamo donne (o al femminile quando siamo maschi); sia che ci sia costantemente negato il diritto alla casa, all'impiego, alle cure mediche o alla protezione legale; sia che siamo costantemente incapaci di camminare per strada senza essere insultati o assaliti, la transfobia affligge tutti gli aspetti della vita.

Transfobia è il termine usato per descrivere il pregiudizio e la discriminazione diretta alle persone che si discostano dalle rigide aspettative di genere della nostra società. Sebbene il termine sia relativamente nuovo, l'oppressione che descrive non lo è.
Segnalazioni di transfobia abbondavano negli anni 60 quando gli uomini si lasciavano crescere i capelli e sono ora comunemente subite dalle lesbiche che adottano un aspetto "camionista".

La transfobia è:
una reazione di paura, disgusto e atteggiamento discriminatorio nei confronti delle persone la cui identità di genere o presentazione di genere (o genere percepito o identità di genere) non corrisponde, nel modo socialmente accettato, con il sesso assegnato alla nascita. Le persone transgender, intersessuate, lesbiche, gay e bisessuali sono gli obbiettivi tipici della transfobia.

Non dovrebbe esserci alcun dubbio sul fatto che il genere sessuale gioca un ruolo cruciale nel modo in cui questa società comprende se stessa. Accendi la tv, leggi una rivista, vai a vedere un film e, anche se null' altro fosse chiaro nella trama, non avrai comunque alcuna difficoltà nel distinguere i ragazzi dalle ragazze. "Maschio o femmina?" è una delle prime domande che si fanno dopo una nascita a pari merito solamente con le domande sulla salute del bambino. In questo periodo risulterebbe inconcepibile per la maggior parte dei genitori, ostetriche, dottori rispondere alla domanda sul sesso con "Non lo so, aspettiamo fino a che il bambino non sia abbastanza grande da decidere lui stesso".

Viviamo in una società che è molto consapevole e che investe sul genere sessuale. La determinazione del genere (consapevole o inconsapevole) è una delle prime cose che facciamo quando vediamo un'altra persona. Persino girando per le strade, automaticamente incorporiamo una consapevolezza del genere degli sconosciuti che incontriamo. Generalmente, il genere è il primo pezzo di informazione che riceviamo riguardo qualcuno che incontriamo, o che sentiamo descrivere. Racimoliamo quell'informazione dal nome della persona, dai segnali fisici, dai vestiti (ed accessori), dal profumo o colonia, dal manierismo, dalla voce e da una moltitudine di altri indicatori che percepiamo automaticamente. Quando vi è qualche amiguità nei segnali di genere, o quando crediamo di avere sbagliato sul genere di una persona, la nostra risposta è raramente "ah ehm ". Le risposte tipiche variano dal silenzio imbarazzato all'attacco violento. Queste risposte possono essere viste come una derivazione del genderismo. Questo termine si riferisce ad un sistema di credenze (e la discriminazione che ne deriva) sul genere. Il fondamento del genderismo si basa su due pilastri: che esistono solo due generi e che l'identità di genere è basata sulla biologia.


Il Genderismo è paragonabile all'eterosessismo.
Il Genderismo è la credenza che ci sono e ci devono essere solo due generi sessuali e che il genere di ognuno, o la maggior parte dei suoi aspetti, è inevitabilmente legato al sesso biologico
Proprio come l'eterosessismo è una visione del mondo che comprende come naturale solo l'eterosessualità, il genderismo è una visione del mondo che riconosce come naturali solo due generi distinti e quelli che credono diversamente sono considerati anormali.
Similarmente, il genderismo insiste sul fatto che l'identità di genere di chiunque deve necessariamente corrispondere al suo apparente sesso biologico.
Queste credenze sono promosse sia dagli individui, sia dalle istituzioni. Quando ci sono eccezioni a queste regole (e ce ne sono molte), vi è spesso disagio e confusione negli altri. L'insistenza sul fatto che le persone transgender accettino la loro costituzione biologica come più reale della loro stessa identità di genere, si riflette nel rifiuto di usare il pronome di genere appropriato (anche quando corretto): e in frasi quali, "Sei una donna convincente, non avrei mai detto che non lo fossi". In aggiunta all'ovvia istituzionalizzata credenza riguardo la devianza delle persone transgender (ad es., la identità transgender come un disordine psichiatrico), la deumanizzazione delle persone transgender è evidente nella libertà che alcune persone sentono di avere nel fare domande a proposito dei genitali delle persone transgender (cosa sembrano e se "funzionano" nel modo in cui si suppone).

Credenze base del Genderismo:

* la biologia è un destino: un maschio biologico deve essere un uomo; una femmina biologica deve essere una donna

* le persone transgender sono confuse, se non malate di mente

*le persone transessuali sono impostori

*gli intersessuati sono "sgorbi" della natura, piuttosto che variazioni naturali

*una donna transgender è in realtà un uomo gay che non riesce ad acccettare il suo stesso desiderio sessuale

E' difficile distinguere dove il sessismo si separa dal genderismo. Si potrebbe argomentare che il genderismo è anche "un arma del sessismo (per citare una frase di Suzanne Pharr(1)). Mantenere una fede in due generi distinti richiede significative ed ovvie differenze tra i generi. Questo rende più facile per un genere (che dovrebbe essere quello maschile) giustificare la dominazione sull'altro genere. Così, il genderismo richiede ruoli di genere che dettano come uomini e donne devono apparire e comportarsi. La mascolinità di un uomo è messa in discussione se egli indossa orecchini e la femminilità di una donna, se ha capelli corti e non si trucca.

 

TIPI DI DISCRIMINAZIONE

La discriminazione si realizza in molti modi. Non tutta è intenzionale e non tutta è sanzionata dallo stato. In alcune circostanze, la gente è inconsapevole di discriminare; ovvero, non è consapevole dei suoi pregiudizi o degli effetti del suo comportamento. Sempllicemente non prende in considerazione l'esistenza delle persone transgender. In alre situazioni, la discriminazione è proprio intenzionale, se non calcolata.

 

Discriminazione Sistematica

  • programmi che accettano solo quelle persone la cui presentazione di genere si accorda con il loro sesso biologico (programmi di disintossicazione, gruppi di supporto, Centri di rifugio da violenze sessuali)
  • requisiti rigidi per ottenere una identificazione legale che corrisponda all'identità di genere
  • mancanza di protezione specifica per le persone transgender nelle dichiarazioni dei diritti umani e nelle politiche antidiscriminatorie
  • programmi per l'identità di genere che rifiutano adesioni sulla base di:
    - povertà
    - età (troppo vecchio, troppo giovane)
    - storia di malattie psichiatriche
    - essere gay, lesbica, bisessuale
    - fedina penale non pulita
    - storia medica di cancro
    - sieropositività
    - opinione del medico che la persona non "passi" come un membro del suo genere
    - impiego nell'industria del sesso
    - disinteresse nell'assumere aspetti tradizionalmente maschili o femminili

 

La discriminazione sistematica si riferisce a situazioni in cui ad un intero gruppo di persone, sulla base di una caratteristica condivisa, sono negate le stesse opportunita, diritti e protezioni rispetto al resto della società. Il fatto che, per gay e lesbiche, rimanga illegale il matrimonio è un esempio di discriminazione sistematica o istituzionalizzata; similmente, alla maggior parte delle persone transgender, è negato il diritto di sposarsi. Le persone transgender subiscono una discriminazione sistematica diffusa che può essere intenzionale o meno.

La discriminazione non-intenzionale contro le persone transgender è un fatto comune. Molta gente e molte strutture neppure considerano l'esistenza delle persone transgender, dei loro bisogni o esperienze. La discriminazione è non-intenzionale perché non esiste un intento di determinare un ingiustizia: c'è semplicemente una mancanza di riconoscimento della loro esistenza. In ogni caso, la discriminazione è definita dai suoi effetti, non dalle intenzioni. Una discriminazione non-intenzionale può essere altrettanto dolorosa e distruttiva di una che sia intenzionale. Quando rifugi di protezione furono inizialmente istituiti per i sopravvissuti alle violenze domestiche, essi furono pensati per le donne. Nessuna considerazione fu data al fatto che il gruppo che noi conosciamo come "donne" è diverso in biologia e presentazione. Non vi era alcuna intenzione di discriminazione contro le donne transgender, ma chiaramente quello è stato l'effetto.

La discriminazione intenzionale si riferisce ad una discriminazione consapevole che è giustificata dalla credenza che le persone transgender non appartengano ad alcun genere e non meritino un trattamento equanime. La discriminazione intenzionale può assumere la forma del porre insormontabili ostacoli nel percorso delle persone; per esempio, richiedendo che l'intervento di SRS sia completato per poter avere diritto ai servizi. Questo fatto esclude la maggioranza delle donne transgender che non possono (o non vogliono) sottoporsi all'intevento. Come Mirha-Soleil Ross (1995) ebbe a dire, "questa linea di condotta è politicamente problematica quando sappiamo che le donne-TS che hanno più bisogno di servizi di protezione, sono quelle che - probabilmente - ben difficilmente godono dei privilegi richiesti per sottoporsi a SRS" (p. 10). L'intenzione è quella di escludere tutte fuorché una minoranza di donne transgender (che, di fatto, già godono dei diritti legali a utilizzare i servizi).

La discriminazione personale si riferisce a comportamenti transfobici innescati su una una base di rapporto "uno a uno". La discriminazione personale crea ed allo stesso tempo è un prodotto di una discriminazione sistematica e può essere siaintenzionale sia non-intenzionale.

Esempi di discriminazione personale

* mostrare disagio o paura in presenza di persone transgender (TG)
* insultare, assillare o aggredire una persona TG
* rifiutare di affittare un appartamento ad una persona TG
* isolare le persone TG insistendo su servizi, facilitazioni e comunità separate
*
rifiutarsi di noleggiare un'auto ad una persona TG
* negare servizi o opportunità in base ad un'apparenza di genere o ad una identità di genere

 

Ognuno degli esempi sopra esposti riflette il disagio e/o l'ostilità della gente nei confronti dell'ambiguità di genere o verso chi stia chiaramente sfidando le aspettative rispetto al suo genere. Come disse una donna: se la gente non sa chi sia l'uomo e chi la donna, come potrà sapere chi opprimere?

Esercizi di empatia

Se la tua identità di genere è la stessa rispetto al sesso a cui sei stato/a assegnato/a alla nascita, o se hai espressioni o forme di genere convenzionali, puoi avere difficoltà ad immaginare che effetti possa avere la transfobia su chi la subisce. Potresti trovare interessante provare i seguenti esercizi.

Se non sei transgender....
*
travestiti e cammina per una strada principale in un'ora di punta
* se sei una donna, prova ad indossare un abito e il volto ombreggiato
* se sei assillata per strada, vai alla polizia (così vestita) e prova a fare un reclamo
* chiama i tuoi familiari, amici e colleghi e dì loro che tu sei davvero un maschio (se sei femmina)

Come ti senti al solo pensiero di fare queste cose?

Se hai provato alcuni di questi esercizi, cosa è successo?

Le forme complesse di discriminazione che affrontano le persone transgender sono evidenziate dalla questione dell'intervento chirurgico sui genitali. Molte persone transgender chiedono se sottoporsi o meno alla chirurgia sui genitali o se assumere ormoni; ma molte organizzazioni, società, associazioni, accetteranno solo transessuali post-op. Questo significa che stanno insistendo sul fatto che una donna transgender debba prendere ormoni, abbia il pene rimosso, e si sottoponga ad ore di elettrolisi per potere essere considerata femmina ed eleggibile per avere diritto ai servizi. Anche per ottenere l'intervento, i/le transessuali devono superare molti ostacoli, incluso il vivere e lavorare nel loro nuovo ruolo per uno o due anni prima dell'intervento e trovare un modo per pagarselo. La società dice che non li/le tollererà fino a che non si saranno sottoposti/e ad alterazioni chirurgiche; e chi è preposto all'intervento di SRS diche che essi/e non potranno fare l'intervento fino a che la società non li/le accetterà.

Tutto questo punta verso un altro tipo di discriminazione che è particolarmente brutale ed offensivo. Uno dei nostri diritti fondamentali in questa società è il diritto di rifiutare interventi chirurgici invasivi. Se esistono alcune eccezioni (i bambini e quelli considerati incapaci), nella maggioranza dei casi, noi non possiamo obbligare nessuno ad amputare una parte del corpo, anche se questo fatto potrebbe causare la sua morte. Ancor di più, noi non possiamo insistere affinché una persona si sottoponga ad una chirurgia "cosmetica" perché ci troviamo in imbarazzo con il suo aspetto. Quindi, è una grave violazione dei diritti umani forzare un gruppo di persone a subire un intervento chiurgico importante al fine di ricevere servizi sociali, impiego, casa e protezione legale. Le alterazioni fisiche in funzione delle comodità altrui non dovrebbe essere un requisito per ottenere la tutela dei diritti umani.

TRANSFOBIA ED ETEROSESSISMO/OMOFOBIA

La transfobia è spesso confusa con l'eterosessismo o omofobia. L'eterosessismo è il termine "ombrello" usato per descrivere tutte le forme di discriminazione contro le persne che sono (o si suppone che siano) lesbiche, gay o bisessuali. L'eterosessismo include la promozione - da parte di individui e istituzioni - della superiorità dell'eterosessualità rispetto a relazioni con lo stesso sesso. Il credo eterosessista include l'assunto che tutti debbano essere eterosessuali; che tutti sono eterosessuali (a meno che non si sappia che siano altrimenti); e che i non-eterosessuali sono qualcosa di innaturale e anormale. Come per altre forme di discriminazione, è spesso invisibile a coloro i quali non siano suoi obbiettivi. Il termine omofobia è spesso usato per descrivere forme personali di eterosessismo, quali gli abusi sia verbali, sia fisici. Ad ogni modo, molti preferiscono usare il termine più inclusivo di eterosessismo per descrivere tutte le forme di discriminazione contro lesbiche, uomini gay e bisessuali.

C'è una stretta relazione tra eterosessismo/omofobia e transfobia. Per esempio, molti appellativi omofobici sono in relazione al ruolo di genere. Chiamare un uomo "pansy" (letteralmente "viola del pensiero", traducibile in italiano con "checca". Ndt) o "fairy" (letteralmente "fata". Ndt) è dargli dell'effeminato; in altre parole, egli non sta facendo la sua parte per tenere alto lo standard del genere maschile. Le parate dei Gay Pride sono spesso criticate sia all'interno sia all'esterno della comunità queer a causa del "inversione di genere" ("gender-bending". Ndt) che hanno luogo con la presenza delle "drag queen" e delle lesbiche "butch" ("camioniste". Ndt). "Se solo i ragazzi apparissero come ragazzi e le ragazze come ragazze", in quel caso, essere queer sarebbe più accettabile per il mondo eterosessuale. L'accettazione dell'orientamento verso lo stesso sesso dipende dall'aderenza alle regole della presentazione di genere.

Molte aggressioni a gay e lesbiche sono direttamente correlate alla loro presentazione di "genere". Donne con capelli corti sulla testa e con peli lunghi sulle gambe, o uomini che indossano abiti di tipo femminile, costituiscono una radicale deviazione dalle regole di "genere" accettabile. E' l'apparenza di una "deviazione di genere" (gender-bending), piuttosto che la conoscenza di comportamenti sessuali o affettivi, a far precipitare di molto i comportamenti omofobici. Il modo di apparire è ciò che fa intuire che una persona è diversa e "non appartiene" al gruppo.

Le persone transgender sono frequentemente soggette a reazioni omofobiche anche se si identificano come eterosessuali. Una donna transgender può essere attratta solo dagli uomini e nonostante ciò la sua relazione potrà essere comunque considerata di tipo gay dagli altri. Molte aggressioni a persone transgender sono di natura omofobica, dato che gli aggressori danno per scontato che la persona sia gay o lesbica.

Strati di oppressione

La discriminazione sperimentata dalla gente transgender è vasta. Il Genderismo è talmente pervasivo che è raramente considerato un comportamento ingiusto. Molte persone sono inconsapevoli dei loro assunti genderisti e altri si sentono giustificati nell'escludere chi è differente. Quando le persone transgender sono percepite come gay o lesbiche (sebbene possano non esserlo), esse sono soggette al pieno peso dell'eterosessismo. Quelli/e che fanno anche parte di altri gruppi marginalizzati, soffrono di isolamento, emarginazione e perdite addizionali. Per esempio, una persona con una disabilità può trovare conferme per questo aspetto della sua identità all'interno di una comunità culturale di persone con disabilità simili (una comunità di sordi, ad esempio) o all'interno della propria famiglia. Analogamente, una persona di colore, riceverà conferma della sua identità razziale, e del razzismo di cui farà esperienza, all'interno della sua famiglia o comunità culturale.
C
omunque sia, le persone transgender che sono rifiutate dalle loro famiglie di origine sono spesso simultaneamente alienate dalle loro comunità culturali, etniche e religiose. Non soltanto è rigettata la loro identità di genere, ma possono perdere ogni convalida per gli aspetti più fondamentali di ciò che sono. Senza queste sorgenti di supporto, esse devono anche affrontare il classismo, il razzismo, l'antagonismo per capacità e merito, la discriminazione in base all'età, ecc. presenti nella società "normale" e anche nelle comunità lesbiche, gay e transgender.

La violenza contro le persone transgender

Sono state eseguite ricerche insufficienti per documentare la reale estensione della violenza sperimentata dalle persone transgender; in ogni caso, ricerche preliminari indicano che l'incidenza è molto alta.

Carrie Davis, Direttrice operativa di "GenderPac", riporta in un articolo del marzo 1999 che circa il 60% delle persone transessuali sono vittime di violenza. GenderPac sta anche compilando delle statistiche sul numero delle persone transgender che sono state assassinate a causa della loro identità. Stando ai loro calcoli, attualmente negli Stati Uniti, una persona transgender muore assassinata ogni mese. Si pensa che questo numero sottostimi seriamente il reale livello di violenza perché questi crimini sono spesso attribuiti a pestaggi di gay o altre cause.

Tyra Hunter

Il 7 agosto 1995, una donna transgender di 24 anni, chiamata Tyra Hunter, fu ferita seriamente in uno scontro automobilistico. I Paramedici arrivarono sulla scena e iniziarono a trattare Tyra per le sue ferite. Quando scoprirono che aveva un pene, interruppero l'assistenza & iniziarono a ridicolizzarla. Alcuni passanti inorriditi finalmente informarono un supervisore il quale riprese il trattamento medico non appena arrivò sul posto; in ogni caso, Tyra morì in ospedale poco dopo il suo arrivo. Il risultato di una investigazione interna fatta dal dipartimento dei vigili del fuoco fu pubblicata in un breve comunicato stampa: non erano in grado di determinare cosa accadde sulla scena dell'incidente, a dispetto della presenza di 8 testimoni oculari. (Ndt: analogo caso è capitato a Catania nel marzo 2001 anche se - per fortuna - la vittima è sopravvissuta)

In uno studio preliminare (Gender, Violence and Resource Acess Survey), il 50% delle risposte delle persone transgender riportavano di stupri o aggressioni subiti da partner. Quando esplicitamente richiesto il 31% del campione totale identificava se stessa come una sopravvissuta alla violenza domestica. (Courvant & Cook-Daniels, 1998). Ben poco è riportato riguardo la violenza e la persecuzione subita dagli individui transgender. Lo stesso accade ad altri gruppi oppressi e ci sono valide ragioni riguardo la riluttanza di queste persone marginalizzate a riportare gli abusi subiti.
La violenza sessuale e l'abuso domestico contro le donne sono tra i crimini meno frequentemente riportati, a cui si aggiunge il fatto di avere uno dei tassi di detenzione più bassi. Ci sono voluti anni di lavoro da parte del movimento di protezione per ottenere una risposta soddisfacente da parte delle forze dell'ordine. Di fatto, ci sono voluti anni di abusi domestici perché venissero anche soltanto considerati un crimine; e ciononostante, sentiamo ancora di donne che sono state uccise dai loro partners, anche dopo che la polizia era stata coinvolta. Così come sono stati invisibili i crimini contro le donne, così lo sono anche i crimini contro le persone transgender.

Una persona transgender che voglia denunciare un crimine alla polizia ha il peso aggiuntivo di "dichiararsi" come transgender: un compito difficile e talvolta pericoloso, come molti gay e lesbiche possono attestare. Avendo fatto così, hanno poi dovuto convincere la polizia che un crimine fosse stato davvero compiuto.
Nel 1993, il 20enne Brandon Teena non riuscì a convincere la polizia del Nebraska che era stato stuprato. Due suoi conoscenti avevano stuprato Brandon poco dopo aver saputo che era transgender. La polizia fu offensiva e scettica mentre raccoglieva la testimonianza di Brandon. Gli accusati furono finalmente convocati per un interrogatorio ma, anche dopo che uno di loro accusò l'altro di avere stuprato Brandon, nessuno fu incriminato. Pochi giorni dopo, gli stessi uomini assassinarono Brandon e due delle suoe amiche. Essi stanno entrambi scontando una sentenza di primo grado a vita per omicidio.
Così come le donne hanno lottato per avere riconosciute le violenze sessuali e fisiche subite, così devono fare le persone transgender e i loro alleati.

L'impatto della Discriminazione

A prescindere dalla natura della discriminazione sofferta, se sia a causa dell'orientamento sessuale, della razza, dell'età, della religione, della taglia, della capacità o dell'identità di genere, la discriminazione erode la nostra dignità, la nostra capacità di partecipare alla vita sociale come eguali, e la nostra capacità di sperimentare se stessi come esseri pienamente umani.
Riki Anne Wilchins scrive:

C'è qualcosa di peculiarmente incestuoso riguardo l'esperienza trans. Ci deruba dei nostri corpi, dei nostri momenti intimi, della nostra sessualità, della nostra infanzia. Ci deruba dell'onesta, di amicizie aperte, del lusso di guardare in uno specchio senza senza che si rifletta il dolore. Significa nascondersi dagli amici e dalla famiglia, dalle spose e dai bambini, così come sicuramente significa nascondersi dalle auto della polizia durante una passeggiata serale, o da quel gruppetto di ragazzi che ridono all'angolo della strada quando usciamo per una Coca cola. In fondo, è così stancante come un costante dolore e così arido come un pozzo vuoto in pieno mezzogiorno. (1997, p. 21)

L'impatto delle discriminazioni sostenute è profondo. Molte persone transgender, così come lesbiche e membri di altri gruppi svantaggiati, crescono sentendosi isolate e acutamente consapevoli di essere diverse. Il costante sbarramento di messaggi negativi può portare a introiettare la transfobia con sentimenti di vergongna e odio di sè.

L'abuso, l'ansia ed il disgusto di sè instillato dal genderismo e dalla transfobia permeano tutti gli aspetti della vita di una persona. Alcune relazioni cliniche suggeriscono che oltre il 70% dei transessuali hanno contemplato il suicidio ad un certo punto della loro vita e tra il 17% e il 20% hanno tentato il suicidio almeno una volta. La gioventù transgender riferisce intensa solitudine durante l'adolescenza e grande difficoltà a trovare l'accettazione o l'identificazione con la gioventù "normale" e, spesso con la gioventù gay e lesbica (Brown & Rounsley, 1996). I giovani transgender eterosessuali, ad esempio, non sono percepiti come tali dagli altri; e i transessuali gay e lesbiche possono essere visti come eterosessuali, nonostante si identifichino con pari dello stesso sesso. L'impatto del crescere sotto il peso della discriminazione può essere così evidente come sapere che tu non appartieni a nulla, e forse sentire che non meriti di appartenervi.

Assenza di servizi

Ogni gruppo che ha affrontato un'implacabile discriminazione si troverà in un particolare bisogno di servizi sociali; comunque, come spesso accade, quelli in grande bisogno hanno accesso alle risorse minori.

Nel 1995, Viviane Ki Namaste esaminò le esperienze delle persone transgender con i servizi sociali e di cura dell'Ontario (Namaste, 1995b). Non sorprendentemente, ella scoprì che transessuali e transgender affrontano una moltitudine di barriere sistematiche in queste istituzioni. Mancavano di informazione, non avevano accesso sicuro agli ormoni, erano maltrattati dal personale ospedaliero, gli era negata l'entrata ai programmi riabilitativi tradizionali per alcolilsti e tossicodipendenti ed era loro rifiutato l'accesso agli ostelli per giovani, donne e senza fissa dimora.

Namaste riportò che esistono veramente pochissime risorse per le persone transgender con necessità di alloggio. Gli ostelli per la gioventù erano generalmente poco accoglienti nei confronti dei giovani transgender; in effetti gli ostelli potevano essere ostili e pericolosi. I membri di alcuni ostelli rifiutavano immediatamente l'accesso ai giovani transgender oppure condizionavano la loro ammissione ad un vestire del "genere appropiato". La gioventù transgender era soggetta ad un trattamento ingiusto e accusata dagli altri residenti nell'ostello di violenza e di comportamenti ostili.

Analogamente, alcuni ostelli per donne rifiutavano in ogni circostanza di ammettere donne transgender, mentre altri offrivano servizi soltanto a specifiche condizioni. L'accettazione di donne transgender variava da ostello ad ostello, rendendo molto difficile per un transgender sopravvissuto alla violenza sapere come muoversi.

Mirha-Soleil Ross (1995) sperava di stilare una lista di ostelli per donne che accettassero e offrissero supporto alle donne transessuali in crisi. Vagliò 20 ostelli per donne nell'area di Toronto, dai quali pervennero solo 5 questionari completi. Una delle sue domande chiedeva se l'ostello accettasse donne transessuali come clienti. Alcuni ostelli risposero affermativamente, alle seguenti condizioni:

  • dovevano identificarsi come donne
  • oppure, dovevano aver completato l'iter di riassegnazione chirurgica sui genitali
  • oppure, dovevano identificarsi come donne e aver completato l'iter di riassegnazione
  • oppure, i casi venivano vagliati di volta in volta

Il questionario chiedeva anche se l'ostello avesse un regolamento scritto che proibisse la discriminazione sulla base dell'identità di genere. Nessuno degli ostelli che rispose aveva tale regolamento.

L'impatto della discriminazione è tale che le persone transgender sopravvissute a violenza hanno poche o nessuna opzione disponibile, nel caso siano vittime di aggressioni o abusi. Mentre gli ostelli cominciano a rendersi conto di questa situazione, ed alcuni iniziano ad avere un interesse sincero a correggere la situazione, c'è ancora molto lavoro da fare. Ross affermava che:
l'intera questione delle donne TS negli ostelli per donne è un esempio perfetto di come i transessuali siano definiti, contollati e regolati dai non transessuali, sia che essi siano autorità psichiatriche che richiedano che noi rientriamo nelle loro nozioni di genere preconcette e pregiudiziali, sia che siano donne non transessuali che debbano decidere di includerci o meno e a quali condizioni. (p. 10)

Mentre infuria il dibattito a proposito di che cosa sia una donna, i transgender sopravvissuti alla violenza rimangono senza rifugio.

© Allison Cope and Julie Darke (1999)
http://www.queensu.ca/humanrights/tap/toc.htm
traduzione: Mirella Izzo
revisione traduzione: Davide Tolu e Matteo Manetti
© per l'Italia: Crisalide AzioneTrans- Genova
L'articolo è stato pubblicato su autorizzazione diretta di Allison Cope e Julie Darke.
Ogni riproduzione è vietata se non dietro specifica autorizzazione di Crisalide AzioneTrans