DONNA TRANSGENDER CANADESE COSTRETTA A SUBIRE OLTRE DUE ANNI DI CARCERE IN UNA PRIGIONE MASCHILE USA RICORRE IN GIUDIZIO

COMUNICATO STAMPA

14 agosto 2002

Una donna canadese costretta a passare più di 2 anni incarcerata ingiustamente in una Prigione di Massima Sicurezza Maschile in USA sta perseguendo per danni gli Stati Uniti, lo Stato del Montana, e numerosi funzionari civili e di stato in quella che è la denuncia civile più grande fatta da un individuo nella storia USA.
La querela, del valore di molti milioni di dollari e in cui si parla di punizione crudele e inusuale, negazione del dovuto processo e trattamento ineguale da parte delle corti, è stata presentata da Alexandria Tucker il 12 agosto, quasi due anni dopo il suo rilascio.
"A causa del fatto che non sono io stessa un avvocato e non dispongo di una legale rappresentanza, sono stata forzata a completare questa causa da sola", dichiara la Tucker.
"La denuncia è stata presentata alla Corte Distrettuale USA di Helena, Montana e alla Corte Federale Distrettuale USA di Missoula, Montana, per avere la certezza che le corti possano intraprendere l'azione dove hanno fallito nel passato."
Sostiene che, ad ogni stadio della procedura, è stata commessa una serie di violazioni contro diritti garantiti dalla Costituzione, dal momento in cui fu arrestata, le fu negata assistenza legale, una volta in prigione le fu negato il dovuto processo in Corte, fu spedita in una prigione maschile e poi aggredita da carcerati e guardie.
La Tucker, una donna transgender di 24 anni di Victoria, dichiara esserle stato negato il dovuto processo e l'eguale protezione davanti alla legge, ritiene a causa della sua identità di genere. Si trovava in transizione di genere da maschio a femmina nei 19 mesi precedenti al suo arresto il 27 giugno 1998 e credeva che l'essere incarcerata costituisse un chiaro ordine di conformarsi al sistema di genere binario e di non essere diversa.
Parte della punizione crudele e inusuale che la Tucker afferma di aver subito fu la costrizione di sopportare i sintomi fisici, emotivi e mentali dovuti al ritiro degli ormoni da parte delle guardie, una volta che lo Stato si rese conto dei problemi che la la sua identità di genere avrebbero causato con il collocarla in una prigione maschile.
"Mi è stato negato l'accesso a trattamenti medici, terapia ormonale e consulenza psichiatrica, perché lo Stato aveva già deciso in merito alla mia colpevolezza", dichiara. "Una tale violazione del mio corpo ha reso facile per lo Stato procedere contro di me senza incontrare resistenza."
La Tucker, che non aveva mai avuto niente a che fare con la legge, dichiara di essere stata aggredita mentre era in vacanza nel Montana, e che poi le è stato negato il diritto più basilare all'assistenza dopo l'arresto.
La Tucker spiega: "Una volta che la polizia ha scoperto che sono nata nel genere opposto a quello apparente, fui accusata per un crimine commesso contro di me."
La Tucker dice che nonostante la polizia non sapesse di avere o meno la persona giusta, fu spogliata, picchiata e fotografata per il suo rifiuto di collaborare con la polizia nel rilasciare una confessione.
"Nel frattempo, mi è stata negata assistenza medica per una ferita da coltello sopra il mio occhio destro, che fu lasciata sanguinare per oltre tre ore e mezzo prima che potessi ricevere cure mediche", dichiara.
Durante questo periodo la polizia la interrogò e fece del suo meglio per estorcerle una confessione in cambio di assistenza medica. Dice che nonostante la polizia la descrivesse come troppo emotiva per ricevere assistenza legale, si aspettava che la corte accettasse la loro constatazione che fosse in condizione di essere interrogata senza assistenza. La Tucker spiega: "Il mio avvocato, Thomas Winsor, afferma in un affidavit di aver atteso fuori della prigione e, avendo chiesto di vedermi, fu respinto."
La Tucker attribuisce la sua sopravvivenza (in prigione) al possesso dell'equivalente di una cintura nera di secondo grado nel karate giapponese tradizionale. Dice che le cose a sua conoscenza non furono tenute in conto dall'accusa, che ha centrato il caso sulla necessità dell'uso di un'arma, nel tentativo di aggravare le accuse da aggressione a aggressione a mano armata. Afferma anche che essi hanno posto in discredito le referenze sul suo carattere, come quelle offerte dal suo istruttore di Arti Marziali, secondo il quale non sarebbe stato nella sua natura colpire un altro essere umano e che lo Stato non è a conoscenza dello svolgimento corretto dei fatti.
"Lo Stato non ha riconosciuto le mie referenze sul carattere e il fatto che che mi stavo difendendo, in maniera da offuscare la pubblica percezione da membro contribuente leale della società a immagine negativa di deviante transessuale ", dice la Tucker. "L'accusa ha giocato sull'opinione negativa che il pubblico ha della gente transessuale in modo da costringermi a un accordo con ammissione di colpevolezza."
La Tucker, ospitata nella Prigione di Stato di massima sicurezza maschile Deer Lodge, Montana, ritiene di essere stata condannata a una tale dura punizione a causa della sua resistenza durata sette mesi contro le accuse di Stato, nella speranza di veder riconosciuto il suo Ordine di Trasferimento per Immigrazione. La denuncia della Tucker afferma che in prigione è stata costretta a resistere ad aggressioni sessuali, violenze, intimidazioni e molestie causanti ferite fisiche e deterioramento psicologico da parte di funzionari statali.
"Ciò che è successo è dovuto più al reato di essere transgender che al crimine di cui sono stata accusata."
Lei spera che la sua denuncia porterà alla luce la perdita che si verifica quando la persona è incarcerata ingiustamente. La donna, che stava studiando per conseguire la laurea in psicologia, in possesso di una casa di proprietà e relazioni sane con famiglia e amici, ora si ritrova ad avere a che fare con lo stigma di essere un'ex-detenuta. "I due anni, un mese e 17 giorni che ho passato in prigione non mi hanno fatto perdere la speranza. Credo fermamente che giustizia sarà fatta quando le corti si apriranno alla verità e a nient'altro che la verità", dice la Tucker.
"Prego affinché la giustizia cessi di essere cieca e apra i suoi occhi all'imparzialità sulla quale dice di fondarsi."
Mi aspetto che la Costituzione realizzi ciò per cui è stata pensata, per assicurare che i diritti e le libertà di tutti i cittadini non siano oltrepassati dal desiderio dell'accusa di vincere ad ogni costo", dice la Tucker.
Pensa che "Essere donna incarcerata in una prigione maschile sia una punizione che vada oltre ogni legge umana."

Per altre informazioni: inviare e-mail ad Alexandra Tucker a:

tuckervsunitedstates@shaw.ca
oppure visita il sito dedicato alla sua vicenda all'indirizzo:
http://members.shaw.ca/tuckervsunitedstates/

traduzione italianaa cura di Infringer