BASTA UN PRONOME PER SCARDINARE IL GENERE "NEUTRO"
In Maryland non si usa più "lei" o "lui" ma "yo"
Rivoluzione al Liceo

di Valeria Muccifora
Da Liberazione del 4 luglio 2008

Ci si deve presentare come un lui o una lei. Tertium non datur . E scegliere è obbligatorio anche quando non si devono riempire dei moduli: sono stati sessuati persino i Teletubbies, i pupazzi quasi informi creati per un'audience televisiva compresa fra i 12 e i 36 mesi d'età (con ipotizzata omosessualità di Tinky Winky, quello viola, in quanto maschio equipaggiato con borsa. Se ne deve dedurre che i Teletubbies siano decisamente più educativi dei loro commentatori). Ma forse il tempo dell'alternativa maschio-o-femmina volge al termine. Nei licei americani di Baltimora, nel Maryland, sta infatti prendendo piede l'uso di sostituire i pronomi he (lui, egli) e she (lei, ella) con il neutro yo : peep yo , ad esempio, significa sia "guarda quello" sia "guarda quella". Impossibile rendere l'effetto in italiano perché esso e essa, anche quando riferiti non a persone, sono comunque maschile e femminile, così come coso e cosa: "guarda coso", salvo operazioni situazioniste, è da intendersi riferito a un maschio. (Da noi si tenta di ovviare con l'asterisco, come per esempio in "ciao a tutt*!"). Ragazzi e ragazze del Maryland invece hanno deciso di eliminare del tutto il genere laddove questo risulti ignoto (e dove il linguaggio di regola piazzerebbe il maschile) o irrilevante. Ad accorgersene sono stati alcuni docenti della locale università, la Johns Hopkins, e in particolare la linguista Elaine Stotko, forse sensibilizzata al tema anche dal fatto di avere un figlio transgender, l'incarnazione, cioè, di una delle migliaia di possibili eccezioni al diktat del dimorfismo sessuale, lo schema binario, assorbito e perpetuato dal linguaggio, che vorrebbe esistessero solo due sessi, il maschile stabilito come universale e prioritario e il femminile "derivato" da quello e secondario.

La portata del fenomeno analizzato e verificato da Stotko è notevole: delle/i teenager sono riusciti/e a ovviare a una falla sessista dell'uso della lingua inglese (ma anche della maggior parte delle altre), cioè l'utilizzo del maschile come genere di default (vale a dire usato in ogni caso in prima battuta salvo diversa esplicita necessità), laddove decenni di tentativi da parte di esperte/i di varie discipline (linguistica, matematica, diritto, studi femministi, filosofia, eccetera) non avevano ottenuto che scarsi risultati. Dopo lunghe battaglie, infatti, è diventato più frequente sentir dire chairperson invece di chairman per indicare il o la presidente o human kind invece di mankind per genere umano, ma è anche vero che le numerose tabelle elaborate da vari/e studiose/i per eliminare alla radice i sessismi del linguaggio tramite la sostituzione del pronome maschile o femminile con un neutro sono tutte rimaste più o meno lettera morta (vedi http://en.wikipedia.org/wiki/Gender-neutral_pronoun per una tabella delle formule architettate per l'inglese). Insomma, buone e ripetute le intenzioni, scarsissimo il risultato.

I liceali del Maryland, invece, si potrebbe dire che lo smantellamento del dimorfismo lo parlano quotidianamente, annullando con uno yo asimmetrie, discriminazioni e gerarchizzazioni. Non si tratta della prima offensiva contro i generi canonici, ma potrebbe preludere a quella decisiva. Un precedente risale ai primi anni '90, quando diverse community online ampliarono lo spettro delle opzioni disponibili per l'autodefinizione delle/gli utenti: non più solo donna o uomo, ma anche - ad esempio in LambdaMoo - neutro/a, entrambi, splat (cioè asterisco), plurale, egotista, regale, seconda persona e "spivak" (un omaggio al divulgatore dell'ennesima, volontaristica ma inefficace, tabella antisessista di pronomi neutri). Allora la diade maschio/femmina si sgretolava - in rete - sull'onda lunga delle riflessioni femministe (che in quegli anni approdano al cyborg), della metabolizzazione di glam, post punk e new romantic - cioè dei movimenti gender bending più influenti -, nonché della ridefinizione dei paradigmi operata da fantascienza, manga e anime giapponesi. È nel 1990 che la filosofa Judith Butler chiarisce che i generi non sono delle essenze ma delle performance. Oggi l'offensiva si ripete, ma con due importanti differenze. La prima è che - al contrario delle tabelle lasciate a impolverarsi - lo yo che neutralizza i generi nasce spontaneamente e dal basso (e si noti che yo è preso dallo slang, non è un termine colto); la seconda è che si sviluppa come pratica quotidiana del mondo reale, non più solo del metaverso (cioè dei mondi virtuali). Scende così nelle strade l'habitus di vivere migliaia di categorie identitarie differenti - paritetiche, mutabili a piacere e senza limiti neppure immaginativi - sviluppato su web grazie ad anni di familiarità con chat room, forum, Mud ( Multi User Domain ) e role playing game di ogni tipo. È il virtuale che si fa reale. Barthes parlò trent'anni fa dell'enorme potere trasformativo del neutro. La mixgenderation che oggi ha deciso di viverlo sembrerebbe confermare che yo was right , cos* aveva ragione.

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